Appalto lenzuola, pesante condanna della Corte dei Conti per 9 direttori e dirigenti sanità umbra: dovranno risarcire 5,5 milioni di euro

Una sentenza da far tremare le vene quella emessa dalla Corte dei Conti dell’Umbria sul maxi appalto per il lavanolo e la sterilizzazione bandito dall’Azienda Ospedaliera di Perugia e dalla Usl Umbria 1. L’accusa riguarda soprattutto le proroghe concesse e la loro legittimità: per la Procura della Corte dei Conti ci sarebbe stato un danno erariale di circa 6 milioni di euro. Oggi è arrivata la mazzata per 9 dirigenti delle due aziende sanitarie coinvolte: la Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti dell’Umbria ha condannato tutti a un risarcimento di 5,5 milioni di euro a favore dell’Azienda Ospedaliera di Perugia. Una condanna pesantissima, con nessun precedente di questa portata in Umbria, nei confronti di Andrea Casciari, Walter Orlandi, Emilio Duca, Diamante Pacchiarini, Manuela Pioppo, Carlo Nicastro, Maurizio Valorosi, Pasquale Parise, Doriana Sarnari. Proprio sulle proroghe i giudici hanno motivato la sentenza sottolineando che le procedure adottate sono state “gravemente carenti e inefficienti” riconoscendo a tutti gli imputati “una colpa gravissima”. Per i giudici contabili ci sarebbe, quindi, stato un consistente danno erariale provocato da un ricorso all’istituto della proroga  “in modo patologico e abusivo”. Era stato il sostituto procuratore Enrico Amante a parlare di “proroghe facili”, di “una prassi diffusa nelle aziende sanitarie umbre”. Le difese hanno contestato le tesi della Procura ricordando che la Regione, nel 2014, aveva dato vita alla Centrale unica degli appalti. Proprio per questo le singole aziende e enti “non potevano fare le gare”. L’avvocato Lietta Calzoni, difensore dell’ex direttore generale Orlandi, aveva sottolineato che “nessuno ha voluto avvantaggiare la Sogesi” respingendo in maniera dura l’accusa della Procura di essere rimasti ” comodamente”  in attesa dei “lunghissimi e inaccettabili tempi della gara” per difendere i 60 lavoratori di Cannara, allora in cassa integrazione e “preoccupati per la perdita dell’appalto”. Sicuramente nei prossimi giorni tutti i difensori dei nove condannati ricorreranno in appello.