Coronavirus, ora la vera sfida e’ sul territorio. Cambia la strategia, centrale il medico di base.
Adesso che siamo in chiara discesa, in Umbria quasi a quota zero, e ci stiamo avviando verso la fine della prima ondata epidemica, c ‘ è la necessità di aggiustare la strategia. È arrivato il momento di puntare maggiormente sulla sorveglianza del territorio, con piu’ uomini e mezzi da assegnare alle due Asl dell’Umbria per metterle nelle condizioni di esercitare una sorveglianza stretta e veloce su quanto avviene a livello locale. Dunque va modificata la strategia: dagli Ospedali ai luoghi di vita e lavoro. Le ragioni del cambio di strategia sono abbastanza evidenti, la stragrande maggioranza dei contagiati dal coronavirus anche in Umbria è a casa. Oltre ai positivi certificati da un tampone ci sono i pazienti sommersi, che hanno sintomi ma non sono stati sottoposti a test e gli asintomatici. Altri ancora sono in isolamento perché entrati in contatto con un caso certo o sospetto. Quale servizio si prenderà cura di queste persone ? E chi assicura , al termine della malattia, che possono tornare alla vita di tutti i giorni senza diffondere il virus ? L ‘ assistenza territoriale è la vera sfida della seconda parte dell’ emergenza Covid-19. Questo sarà soprattutto il momento dei medici di base, dei Distretti sanitari e centri di salute articolati sul territorio. L ‘ Umbria può affrontare questa seconda fase con fiducia avendo negli anni , per convincimento culturale prima di tutto, investito sulla medicina del territorio , costruendo una rete di assistenza tra le migliori che ci sono in Italia. E i risultati si sono visti. Sarà una fase ancora più impegnativa per molti aspetti , molti medici di base troveranno difficoltà a seguirli tutti, a fare i test, a monitorare puntualmente le situzioni. Per questo però occorre che la Regione faccia davvero uno sforzo ,mettendo risorse e mezzi a disposizione di questa nuova sfida. Altrimenti i rischi che l ‘Umbria correrà non sono pochi.