Folla al Capitini per Ferdinandi: “La mia missione di cura per la città”

PERUGIA – Più di 1.200 persone, tra dentro e fuori, al Capitini per il debutto di Vittoria Ferdinandi come candidata sindaca della città di Perugia per il campo larghissimo che mette insieme il ‘Patto avanti’ e ‘Pensa Perugia. Buona la prima, dunque: tantissimi cittadini, tanti giovani e tanti volti che non si vedevano da tempo hanno voluto partecipare all’evento della Ferdinandi che ha scelto come leit motive della sua campagna elettorale “Anima Perugia”. Tanti anche i volti noti, dai consiglieri regionali ai consiglieri comunali uscenti. Si vede in sala l’eurodeputata Camilla Laureti, in prima fila anche la sindaca di Assisi, Stefania Proietti.

“Passo dopo passo incontrerò i Perugini attraversando a piedi i 52 quartieri di Perugia. Sono sicura che sarà uno dei viaggi più belli della mia vita. Questo è la politica: riconnettersi alle persone”, ha detto Ferdinandi.

La sua sarà una missione di ‘cura’ per la città. Una missione animata da tanta passione civica che ha messo in campo. Un po’ sulle orme di Damiano Tommasi, il sindaco di Verona che ha scelto come testimonial della campagna. Il suo è un intervento denso, con rimandi e citazioni a partire da Paolo Vinti, le cui parole la introducono, e poi ancora Don Milani e Papa Francesco ma anche tanta esperienza sul campo.

Inizia dai ringraziamenti alla famiglia, alle altre famiglie che compongono la sua vita. E “alla politica, che ha dimostrato di essere capace di fare un passo indietro rispetto agli schemo di interesse e di posizionamento”. Quindi il ringraziamento “ai grandi maestri di coraggio, ai numeri zero che sono per me esempio e forza. La politica è parlare della carne di ciascuno di noi. Quando mi sono candidata mi dicevano ‘attento a non bruciarti’. Dentro di me suonava un’altra frase: ‘stai attenta che ti spegni’. La passione civica si alimenta di una unica grande convinzione, quella secondo cui l’unico scopo per l’uomo è la responsabilità verso gli altri uomini La passione non è qualcosa che può essere messa a tacere, la passione continua a spingere solo verso una direzione”.

Quindi il focus: sulla partecipazione “come elemento non negoziabile. Pensiamo ad un nuovo modello di amministrazione per Perugia, il Comune deve tornare ad essere la casa di tutti”. E poi i giovani: “Loro percepiscono la città come luoghi di mancanze. Tanti se ne vanno e tanti non riescono neanche ad andarsene. Dobbiamo offrire loro le ragioni per poter restare”. Poi la scuola e l’università “le più grandi imprese di futuro che abbiamo”. Ferdinandi immagina una Perugia capitale dello sport e si occupa anche di stadio: “L’idea è attivare una consulta, con qualche bandiera del Perugia calcio a guidarla, che possa cercare di elaborare un progetto condiviso, sostenibile e per un Curi che torni ad essere uno stadio moderno e accogliente”.

Sul lavoro: “Perugia deve dare valore all’innovazione e alle startup”. Sull’Università: “la Perugia va ridefinita a misura di studente”. Ampio spazio quindi all’housing contro l’emergenza abitativa e alla vitalità del centro. “Dobbiamo ricucire gli strappi con le 52 frazioni del comune: tutti devono avere gli stessi diritti Dobbiamo unire centro, borghi, sostenuti da un servizio pubblico di mobilità che sia esteso territorialmente e nelle fasce orarie. Sostenuto dai servizi di connessione digitale”.

Importanza fondamentale alla salute: “Ribadiamo il primato della salute pubblica. Due anni per una mammografia non è un dato che un sindaco può ignorare. Immaginiamo infatti una città che sia capofila con un modello di sanità pubblica e di prossimità, con assistenza domiciliare e servizi da integrare con l’ospedale”. La Perugia che immagina la Ferdinandi avrà come priorità, per ricucire strappi e accorciare le distanze, anche la cura di strade, marciapiedi e aree verdi..

Ad introdurre Ferdinandi quattro testimonianze fortemente volute e rappresentative. La prima dello psicologo Marco Grignani, per sottolineare la necessità di una sanità pubblica. Linda Di Pietro, manager della cultura che si occupa di reinventare aree dismesse, ha parlato di “geografia dell’abbandono” e della necessità  di rigenerare. La sindacalista Simona Marchesi, Rsu Perugina, ha lanciato l’invito contro il provincialismo in cui la città è caduta. Quindi la testimonianza di Damiano Tommasi: “Parliamo al cuore dei cittadini”. E tra. i consigli “Parliamo delle nostre cose, senza denigrare gli altri”.