L’ Onlus sparisce e i fondi dei petrolieri non arrivano: buco di 2,2 milioni nelle casse dell’Ospedale di Perugia. Indaga la Procura

Il caso è tornato alla ribalta ieri mattina durante la seduta dell’Assemblea legislativa a Palazzo Cesaroni. Sono stati i consiglieri regionali della Lega Valerio Mancini e Manuela Puletti, entrambi tifernati,  a chiedere notizie sulla onlus che portava malati venezuelani all’Ospedale di Perugia, grazie ad un protocollo sottoscritto con l’Azienda Ospedaliera del capoluogo umbro.  Protocollo che prevedeva la copertura della spesa da parte della società petrolifera venezuelana , Petroleos de Venezuela. In poche parole la compagnia petrolifera doveva pagare il costo delle cure per i pazienti che arrivavano al Santa Maria della Misericordia tramite la Onlus Atmo  con sede a Pietrasanta , provincia di Lucca. Le fatture, secondo l’accordo, dovevano essere saldate entro 40 giorni dal ricevimento. In realtà la società petrolifera Venezuela non ha mai saldato le fatture inviate dall’Azienda Ospedaliera di Perugia. Anche i solleciti riferiti alle prestazioni del 2018 e 2019 non hanno mai avuto risposta. Così , con il passare del tempo, si è creato nel bilancio dell’Azienda perugina un buco di 2,2 milioni di euro. Una vicenda da chiarire anche per capire cosa sia avvenuto in questi anni. Ad esempio, a partire dal giugno 2019 la Onlus Atmo ha chiuso la sua pagina Facebook , dove non compaiono più iniziative. Così come resta da capire l’atteggiamento della società petrolifera Venezuela che si era offerta di pagare il costo delle cure dei pazienti. Resta poi da risolvere il problema del buco in bilancio, a cominciare dalla necessità di intervenire sull’ammanco da 2,2 milioni di euro. Non poco per un bilancio che già deve far fronte a tante coperture finanziarie per garantire i servizi del Santa Maria della Misericordia. Il consigliere Mancini, nella replica, ha rimarcato “i tre anni di solleciti della Regione, ma visto che l’Atmo non si trova non si capisce perché si sono attesi tre anni prima di denunciare la cosa alla Procura”.  Infine, ha invitato l’assessore Coletto ad assumere iniziative per “far luce sulla questione”.