L’allarme dei chirurghi dell’Umbria: “Meno interventi mettono a rischio i pazienti”. Sos degli oncologi
Il grido d’allarme arriva dai chirurghi umbri: ” Siamo preoccupati per l’elevato numero di interventi chirurgici non effettuati durante la pandemia e il ritardo con il quale si sta procedendo al recupero dell’attività procrastinata”. Sono parole pesanti quelle di Marsilio Francucci, dell’Associazione Chirurghi Ospedalieri, e Nicola Avenia, della società italiana di chirurgia-Sci Umbria. Il richiamo arriva dopo quelli di altri professionisti e associazioni di categoria, come l’ Associazione degli Oncologi. ” In questo periodo si registrano meno casi di cancro diagnosticati e ciò è dovuto al fatto che gli screening sono stati bloccati”, ha sottolineato il presidente dell’Associazione Saverio Cinieri. ” Questi ritardi – hanno dichiarato Marsilio Francucci e Nicola Avenia – hanno causato disagi per i pazienti e in molti casi la progressione della malattia, con un incremento del rischio chirurgico per la possibile insorgenza di complicanze, maggior complessità dell’intervento e prolungamento della degenza ospedaliera”. Proprio per questo i chirurghi dell’Umbria si sono incontrati recentemente con la direzione regionale della sanità e con alcune direzioni aziendali per manifestare le loro forti preoccupazioni. ” Nel 2020 – spiegano Francucci e Avenia – abbiamo avuto una riduzione dell’attività chirurgica del 30-40%, interessando anche gli interventi oncologici, con una riduzione del 19,2% di interventi per tumore della mammella e del 32,5% per tumore del colon; in misura minore si sono ridotti anche gli interventi in urgenza. La situazione si è ulteriormente aggravata a gennaio poiché la quarta ondata della pandemia ha nuovamente determinato la chiusura di molti reparti chirurgici della nostra regione”. I chirurghi dell’Umbria lamentano “il mancato coinvolgimento in tutte le fasi dell’emergenza Covid, la riduzione dei posti letto chirurgici e di terapia intensiva”. Tre giorni fa l’assemblea di tutti i direttori delle strutture complesse di Chirurgia Generale dell’Umbria ” hanno evidenziato le difficoltà di lavorare in un costante stato di emergenza, in forte carenza di personale, distribuito in maniera non omogenea tra le Aziende e soprattutto senza un’efficace riprogettazione dell’assistenza chirurgica” . All’incontro con il direttore regionale della sanità umbra, Massimo Braganti, hanno evidenziato due opportunità per provare ad affrontare la drammatica situazione. Un buon Piano sanitario che ad oggi è “un contenitore da riempire con proposte condivise” e un piano per recuperare ” le prestazioni sanitarie non erogate”, individuando le risorse adeguate per la riduzione delle liste di attesa in tempi rapidi. ” Insieme a questi due punti – hanno precisato i chirurghi Francucci e Avenia – abbiamo proposto l’adeguamento e potenziamento degli organici, l’istituzione di un tavolo permanente e il coinvolgimento dei chirurghi nei tavoli tematici previsti dal nuovo Piano Sanitario Regionale e la definizione della convenzione tra Sistema Sanitario Regionale e Università”. Proprio pochi giorni fa il presidente dell’Associazione italiana di Oncologia Medica ha detto che “senza un’adeguata programmazione, con assegnazione di risorse e personale, le oncologie non saranno in grado di affrontare l’ondata di casi in fase avanzata stimati nei prossimi mesi e anni”. I danni per le persone colpite da cancro – ha detto il presidente degli oncologi – rischiano di essere molto gravi, ” in quanto il successo delle cure dipende anche dai tempi brevi entro cui viene eseguito l’intervento chirurgico”. Le conclusioni sono altrettanto nette: ” La crisi nell’assistenza sanitaria causata dalla pandemia non può più essere affrontata con iniziative estemporanee come è avvenuto finora”.