Telenovela liste d’attesa, la Regione approva un piano per l’abbattimento ma arrivano le bacchettate del ministro Schillaci sui ritardi

La telenovela sulle liste d’attesa riserva un’altra delibera della Giunta regionale e l’ennesimo piano di abbattimento. Oltre alla solita tiritera che tutto è dovuto allo stato di emergenza Covid e che il problema è presente ” da anni”. A dire la verità è stato lo stesso Ministro della Salute, Orazio Schillaci, dello stesso schieramento politico della governatrice Tesei e dell’assessore Coletto, a bacchettare alcune Regioni, compresa l’Umbria, poco più di quindici giorni fa rispondendo ad una interrogazione alla Camera dei Deputati durante il Question time. “Fatemi dire – ha detto il Ministro Schillaci – che è inaccettabile che ci siano regioni che hanno impegnato già i fondi stanziati e altre che restano invischiate in ritardi, lungaggini, giri di parole. Tutto ciò è inaccettabile”. Il responsabile della Salute ha ricordato, tra l’altro, che nel Milleproroghe sono stati “stanziati 380 milioni di euro per tagliare le liste di attesa” per questo è inaccettabile ” che ci siano regioni che hanno già impegnato i fondi e altre no”. Lo stesso Ministro, medico e Rettore dell’Ateneo di Tor Vergata, ha poi sottolineato che la sanità “è ingolfata, non certo per il Covid, che ha solo mostrato le debolezze di un sistema disorganizzato”. Per Schillaci, quindi, le “lunghe attese e le rinunce dei cittadini sono il sintomo di un sistema che ha nelle sue cause la disorganizzazione”. A distanza di quattro anni dal suo insediamento, e ad un anno dalla fine della legislatura, dopo tante conferenze stampa e impegni presi, la giunta regionale comunica che si tratta di una “sfida per tutti i servizi sanitari umbri”. Sfida, che in realtà, da tempo avrebbe dovuto darsi la classe dirigente di questa Regione. Fatto sta che per l’esecutivo guidato dalla presidente Tesei ” le crisi epidemiche che si sono susseguite hanno portato ad adottare misure  volte al contenimento della diffusione virale tra cui la sospensione di tutte le attività programmabili, la garanzia delle attività indicate come non procrastinabili e la adozione di procedimenti di sicurezza che hanno visto come risultati l’aumento dei tempi delle singole prestazioni”. Una giustificazione che, come abbiamo visto, viene considerata inaccettabile dall’attuale ministro di centrodestra, Orazio Schillaci. Per Palazzo Donini, attualmente ci sono circa 74 mila prestazioni sospese. Un numero impressionante per una Regione di poco più di 800 mila abitanti.  Con la delibera adottata e annunciata oggi, la giunta regionale garantisce che “entro il prossimo 31 luglio le prestazioni sospese saranno smaltite” e sarà garantito per il futuro “prestazioni rapide sulle nuove richieste”.  Per raggiungere questi obiettivi la Regione mette a disposizione il finanziamento aggiuntivo per l’Umbria, che ammonta a circa 5,3 milioni di euro (Schillaci docet), ai quali si sommano altri 1,6 milioni di euro presenti nei bilanci delle Aziende ospedaliere e sanitarie.  Somme che dovrebbero, a parere dei vertici della sanità regionale, consentire di smaltire le 74 mila prestazioni sospese. La domanda che viene spontanea è la seguente: ma se dal Milleproroghe in Umbria sono arrivati i fondi annunciati dal ministro Schillaci e se le Aziende Ospedaliere e sanitarie della nostra Regione hanno già a bilancio 1,6 milioni di euro perché non si è affrontata l’emergenza “Liste d’attesa” prima ? Resta onestamente difficile spiegare un ritardo simile, forse la ragione sta proprio in quei “giri di parole” e “lungaggini” denunciati dal ministro della Salute. “Tutto ciò è inaccettabile”, ha sottolineato il responsabile del sistema sanitario nazionale.  Il secondo obiettivo, quello di erogare le prestazioni entro “una o due settimane dal momento della richiesta del paziente”, verrebbe raggiunto “attraverso una serie di attività che prevedono un’offerta ampliata basandosi sul numero delle prestazioni che oggi vanno ad alimentare i percorsi di tutela, salvando, quando possibile, il principio di prossimità rispetto alla residenza del richiedente”. Insomma,  il cittadino di Norcia o di Calvi dell’Umbria non dovrà più andare a fare esami o visite a Città di Castello ma avrà l’assistenza sanitaria sul proprio territorio. Queste almeno sarebbero le intenzioni. La delibera prevede, inoltre, l’utilizzo dei macchinari per gli esami per almeno 12 ore al giorno  (8-20) e con programmazione anche di apertura serale (almeno una volta alla settimana) e nei giorni festivi (almeno due domeniche al mese). Attivare l’overbooking che, con l’offerta ampliata in maniera corretta, diviene residuale e permette il recupero tempestivo delle prestazioni. Infine, attraverso ulteriori attività specifiche sia da parte degli specialisti che della governace, ci “si prefissa di aumentare l’appropriatezza delle prescrizioni e di ottimizzare l’utilizzo delle sale operatorie”. Il tutto fino alla prossima delibera e conferenza stampa.