Terni esce da Umbria mobilità, tra Melasecche e Bandecchi volano gli stracci

La decisione del neo sindaco di Terni Stefano Bandecchi di uscire da Umbria mobilità e gestire in proprio il trasporto pubblico manda su tutte le furie Enrico Melasecche, assessore regionale ai trasporti. E’ pieno d’ira Melasecche, lo strappo deciso dal sindaco della sua città lo fa infuriare davvero. Terni ha deciso di mollare il resto dell’Umbria e organizzare il servizio in piena autonomia. Una decisione forte, presa anche perché la Regione ” non fa la gara da dieci anni quando la legge consente al massimo una proroga di due anni”, spiegano da palazzo Spada.  “Voglio tutelare i ternani”, risponde piccato Bandecchi. “Una decisione grave – replica Melasecche – perché segna una rottura con il resto dell’Umbria generando un danno serio”. Fatto sta, che nelle prossime ore il comune di Terni passerà dalle parole ai fatti, deliberando l’uscita da Umbria mobilità. Le conseguenze ? Per Melasecche saranno catastrofiche: aumento del costo dei biglietti, corse urbane scollegate da quelle extraurbane e tante altre cose. Per Bandecchi, invece, il servizio sarà migliore, i ternani saranno tutelati di più e il trasporto tornerà ad essere puntuale e ben organizzato. Insomma, per il neo sindaco Melasecche dovrà rassegnarsi: Terni non vuole più essere la cenerentola dell’Umbria. Dovrà farsene una ragione, la pacchia è finita. Senza troppa cortesia però Melasecche avvisa il “suo” sindaco: il comune perderebbe il risparmio fiscale del 10% dell’Iva garantito invece all’Agenzia regionale; i costi del servizio saliranno in maniera consistente e il comune si troverà senza autobus. Perché ? Semplice, afferma l’assessore regionale: quelli attuali resteranno nella disponibilità di Umbria mobilità e il comune non è nelle condizioni di acquistarne altri. Con una ulteriore conseguenza: l’uscita del comune di Terni dalla Tpl regionale rischia di far perdere risorse importanti al servizio dell’Umbria. Ma questo, pensa Bandecchi, non è un problema di palazzo Spada ma di palazzo Donini. Del resto, per il primo cittadino la pacchia è finita.