Nostradamus: Benedetti Toscani

Tanto piace ai vecchi ideologi come Chiti e agli altrettanto longevi intellettuali come Mineo crogiolarsi nel loro dissenso che non si curano del rischio di rimanere sempre più minoranza, di formare un fronte politico irriducibile e massimalista, di staccarsi per sempre dall’evoluzione dell’elettorato italiano, di perdere “di senso” anziché guadagnare “con senso” insieme con tutto il Partito nel quale operano.

Nostradamus, durante la campagna per il divorzio, si trovò in dissenso rispetto alla linea ufficiale del Partito di maggioranza. Il fatto gli costò una sonora tirata d’orecchie da parte di quel “benedetto toscano” che allora guidava la Dc con un piglio e un ardore che assomigliano molto alle doti del “benedetto toscano” di oggi. Niente, il dissenso di Nostradamus rimase tale anche al cospetto del segretario politico nazionale. Finì con un pareggio, perché anche a costo di sentirsi dare del “bischero”, Nostradamus non si piegò alla superiore ragione politica espressa da Fanfani, ma, chiamato dallo stesso toscano a prendere parte a un dibattito per ragioni di forza maggiore, pur dissentendo, assentì. Allora è forse questo che oggi manca da parte dei dissenzienti: quella franchezza non spocchiosa, quello scendere dal piedistallo, quel cercare la comunicazione, anche in dissenso, anziché l’ascolto puro e semplice delle proprie parole che qualche risultato lo dette quarant’anni fa (Nostradamus ha sempre continuato a lavorare per l’unità del Partito della Dc e poi delle sue filiazioni fino al Pd) e non si capisce perché non debba darlo anche oggi, che la franchezza e la spontaneità dei messaggi politicamente sensati inaugurate dall’attuale toscano sono o dovrebbero essere la norma.

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