DIS…CORSIVO. ANONIMA RICONOSCENZA

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / La mia anonima riconoscenza è indirizzata a un personaggio della nostra cultura al quale è stato fatto un male indicibile. Anche se le sue teorie sono non sono state riabilitate, quattro secoli dopo la sua fine un Pontefice ha espresso il “profondo rammarico” per il dolore inflitto a colui che era stato fratello in Gesù Cristo.

Un'opera di quel filosofo s'intitola “La cena de le ceneri” e narra di questioni filosofiche dibattute nel primo giorno di Quaresima, con argomento centrale l'infinità dell'universo.

Oggi, primo giorno di Quaresima, rinnovo la mia riconoscenza a quel personaggio, del quale non faccio il nome per il rispetto che tutti gli devono nonostante non sia stato riabilitato.

Egli era un maestro di morale: quanto più voleva essere filosofo di cose naturali, tanto più la sfera morale gli si allargava, diventava predominante ai suoi occhi a causa di un temperamento molto forte e di un'indole molto vivace.

Anonima riconoscenza, dunque, a lui, nel giorno delle Ceneri, in tutti i sensi in cui le Ceneri sono entrate nella vita sua, fino ad essere quelle stesse del suo corpo bruciato sulla pubblica piazza.

Egli è stato fortemente un maestro di morale. La sua “Cena de le Ceneri”, ad esempio, che diventa un pozzo senza fondo di sottigliezze filosofiche sul movimento della terra, sul sistema copernicano, sulle vanità della fisica aristotelica, è preceduta da un garbatissimo avvertimento agli avversari che vale la pena di rileggere per la forza della passione morale che ognuno, se vuole, se è onesto con se stesso, può ricavarne.

Ecco una parte di questo breve carme indirizzato “Al mal contento”, cioè alle persone che, pur essendo in torto, esprimono con arroganza la loro critica e malevolmente rivoltano in canea e in zizzania la pochezza delle loro idee:

Non andar nudo a torre a l'api il miele!

Non mordere, se non sai, s'è pietra, o pane!

Non gir discalzo a seminar le spine!

Non spregiar, mosca, d' aragne le tele!

Se sorce sei, non seguitar le rane!

Fuggi le volpi, o sangue di galline,

e credi a l'Evangelo,

che dice di buon zelo:

dal nostro campo miete penitenza,

chi vi gettò d'errori la semenza.

Che importa conoscere chi è l'autore di questa poesia del 1584? Più stimola il fatto che essa è pregnante e pertinente in notevole misura rispetto a molti aspetti della nostra contemporaneità.

Di errori a piene mani ne semina la politica, l'intellettualità, una certa religione, l'informazione, il malevolo contatto quotidiano, la convivialità finta, gli amori ancillari, la spregiudicata mitezza dei personaggi di seconda fila: tutti quelli, insomma, che pretendono di avere ragione a basso costo, a buon mercato, i sensali della comunicazione, gli spartitori di favori, gli acri benpensanti, gli indigeribili, molesti portatori d'acqua. Tutti coloro, cioè, che assomigliano a mosche, topi o galline e che, dal loro spregevole stato, vorrebbero condannare a morte gli intelligentissimi ragni, le saltellanti rane, le furbe volpi.

Purtroppo, mio caro, amato filosofo, ancora oggi aspettiamo che questa spregevole umanità si cosparga il capo di cenere, nonostante tutta l'anonima riconoscenza che oggi ti è dovuta.

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