DIS…CORSIVO. CHI HA TANTI AMICI, NON HA NESSUN AMICO

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Bisogna sconfiggere un grande pudore per ammettere, in pubblico, di non avere e di non avere avuto mai troppi amici. E bisogna proprio essere convinti che gli amici siano un danno, anziché un beneficio, per dichiararsi così ostile all’amicizia da farsi dei veri nemici, cioè degli amici, per così dire, “di ritorno”. S

e sosterrete, infatti, in pubblico e convintamente che “chi ha tanti amici, non ha nessun amico”, troverete stuoli di persone pronte a convincervi del contrario. I nuovi amici, i “veri” amici nati spontaneamente, saranno allora i nemici più sinceri, prenderanno il posto delle persone che ritenevate esservi ostili. E, quanto a questi, si troveranno sempre più insignificanti, privati di un valore. Diventeranno belve umane pur di affermare la loro presenza.
E non è questo che sta accadendo nel mondo? A forza di avere, di ricercare, di incrementare amicizie in ogni parte del mondo, abbiamo fatto nascere i nemici che di umano non hanno più nulla. Se gli amici si mascherano da nemici per diventarvi più amici di prima, coloro che non ne vogliono sapere di questa dialettica saranno più cattivi che mai. In Italia e nel mondo.
Nel mondo, lo vediamo con quanto sta accadendo grazie ai vari tagliagole che scorrazzano a due passi dal centro del Mediterraneo. In Italia, c’è un’ostilità politica latente, che sta covando sotto la cenere, pronta a incendiarsi se certi toni messi in circolazione – come “colpo di Stato” o attentato alla democrazia o rivoltare il Paese – dovessero innescare la reazione chimica favorevole.
Di “nuovi nemici”, di nemici “mutati”, è piena l’Italia. Ce ne sono di tutte le specie e razze: ex comici che ce lo davano loro “il Brasile”, ex partecipanti a “Il pranzo è servito”, ex, ex, ex amici che volevano diventare, magari, nemici tranquilli e che la congiuntura politica sta trasformando in nemici irriducibili. Quando si arriva a concepire una caricatura della tragedia dell’airbus di Germanwings mettendo al posto del copilota la figura di Renzi, credo che il salto nel cannibalismo non sia un salto in lungo.
Vale la pena, perciò, cercare di tornare al pensiero di Aristotele, quando, nell’”Etica Eudemia”, afferma, appunto, che “chi ha tanti amici, non ha nessun amico” e prendere pressoché alla lettera quel bell’aforisma. Bisogna fermarsi a questa massima, prendere atto della profonda verità che vi è contenuta, concepire l’amicizia come legame socialmente limitato e spiritualmente vastissimo, dare modo agli amici di essere amici e ai nemici di rimenre tali nelle regole che l’evoluzione della civiltà umana dovrebbe comportare. E, così, bisognerebbe fare anche per quanto riguarda gli amici da coltivare in politica: non tanti da rischiare di essere scaricati quando non c’è più l’utilità elettorale, a sufficienza per poter identificare il nemico al di là degli schieramenti e per combatterlo lealmente, uniti, soprattutto, a gruppi ristretti e non in affollate assemblee, dove è meglio essere attaccati da chi dissente che blanditi da chi cerca un tornaconto.
La partita dell’amicizia è uno scontro senza termine, non un incontro di anime pacifiche. Gli amici bisogna saperseli conquistare e saperli anche rifiutare; i nemici, in ogni caso, è sempre bene far sì che convivano nel recinto della civiltà, perché le belve sempre rinate in Occidente, fino, ancora, alla seconda guerra mondiale, sono sempre stati esseri umani che non sapevano più dove posare la loro ostilità.

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