DIS…CORSIVO. LE FIAMME DELL’EDEN

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Lunedi 5 luglio 1915 Perugia dovette fare i conti con l’emergenza di un pauroso incendio nel centro della città. Ad andare in fiamme fu la Sala Eden, il delizioso Padiglione allestito fra la Porta Nuova – quella dei Tre Archi – e il Palazzo Della Penna. L’elegante struttura ospitava proiezioni cinematografiche e si divideva la piazza, come ho scritto in altri articoli, col centralissimo Salone Grifo-Minerva, mentre il Cinema Regina, aperto da pochi mesi nel Palace Hotel, dal 20 aprile si era trasferito, col nome di Cinema Varietà Regina, in Via Vecchia.
Nell’imminenza dell’entrata in guerra dell’Italia, proprio nel mese di maggio, si doveva registrare un forte calo delle presenze dei perugini alle proiezioni, tanto che, come ho già ricordato in un precedente articolo, tra il Grifo e l’Eden ci furono roventi polemiche basate sulla concorrenza che le due strutture erano costrette a farsi.
Insomma, l’incendio dell’Eden avvenne in mezzo a un clima di sviluppo dell‘offerta del divertimento cinematografico non proprio pacifico. Era, nel migliore dei casi, una situazione in forte, repentina evoluzione ed è, oggi, il segno rivelatore per eccellenza dei mutamenti del gusto nel seno della società perugina. Per questo mi ci soffermo e cerco di rileggere, perfino in certi dettagli, la vicenda dei locali cinematografici di Perugia di un secolo fa.
Per tornare all‘incendio che la sera del 5 luglio di cento anni fa, in appena mezz’ora, ridusse in cenere il Padiglione dell’Eden, bisogna riprendere la storia da un precedente datato 12 aprile 1915. Esattamente tre mesi prima dell’incendio, l’Eden era stato messo in vendita. Non conosciamo ancora i motivi di questa scelta, ma sta di fatto che sull’ “Unione Liberale” del 12 aprile 1915 era comparsa una manchette pubblicitaria di grande interesse, accompagnata perfino da un’immagine del Padiglione che ospitava il cinema Eden.
C’era scritto: “Favorevole occasione. Avendo l’Amministrazione Comunale concesso una maggiore area per la costruzione di un nuovo Cinema, si vende al completo l’attuale Padiglione, a speciali ed eccezionali condizioni, impegnandosi la Direzione dell’Eden di rimontarlo completamente in quella località per cui si farà l‘acquisto. 350 posti di capienza”.
Insomma, nonostante la crisi delle presenze agli spettacoli, c‘è spazio, nella Perugia di un secolo fa, per progettazioni di vasto respiro riguardanti la diffusione della cultura cinematografica. Gli impresari si contendono il pubblico senza andare per il sottile e cercando di ottenere l’obiettivo stando dietro alle migliori tecnologie, alle più ambite programmazioni di nuove pellicole, al decoro complessivo dei loro locali. Il nuovo Regina, ad esempio, pochi giorni prima di aprire (aprirà il 21 aprile 1915) si presentava cosi: “Straordinari spettacoli di Varietà esclusivamente morali e famigliari. La nuova Direzione garantisce l’andamento ordinario e perfetto delle rappresentazioni, sperando di riscuotere la piena approvazione del pubblico per il nuovo indirizzo preso. Durante l’intero periodo estivo i locali saranno giornalmente disinfettati”.
Il Grifo e il Regina, dunque, occupavano locali dell’acropoli vecchi di storia e architettonicamente preziosi. Solo l’Eden restava un po’ decentrato, appena fuori mano, anche se s’era stabilito in una zona d’espansione della città che faceva capo alla Porta Nuova, costruita appena una sessantina d’anni prima, nel 1857.
Ed aveva tutta la grazia tipica della Belle Époque, con le ampie vetrate, i pinnacoli, l’ingresso trionfale, una macchina dei sogni vera e propria, i sogni che si proiettavano dentro annunciati e solleticati dai sogni delle insegne monumentali esterne. Il via vai della gente era costante, benché, per la crisi, si fosse diradato. Lo favorivano, del resto, le molte altre attrazioni che si dividevano lo spazio appena fuori la Porta Nuova: i baracconi del tiro a segno, la postazione del fotografo ambulante, ad esempio, che solo la tempestività dei soccorsi evito che andassero a fuoco col Padiglione dell’Eden.
Cosi, in ogni caso, il cronista dell‘ “Unione” ha raccontato l’accaduto: “Alle 17.15 era da poco cominciata la prima rappresentazione, che si svolgeva innanzi ad un pubblico fortunatamente non molto numeroso. All’improvviso, per cause non ben precisate, ma crediamo per un corto circuito nella cabina dell’operatore, la pellicola cinematografica prese fuoco, divampando con una celerità inaudita. Dato subito l’allarme, il pubblico terrorizzato si riversò all’aperto e, ripetiamo, si deve all’esiguo numero degli spettatori se oggi non dobbiamo lamentare una ben tragica sciagura che sarebbe certamente avvenuta se il sinistro si fosse verificato in una giornata festiva quando cioè il frequentato ritrovo è letteralmente gremito di pubblico. Il personale dell’Eden, aiutato da alcuni volonterosi, per quanto avesse compreso che l’incendio non era domabile, ha tentato di porre in salvo alcune suppellettili del locale, come ad esempio il pianoforte, ma a causa della violenza delle fiamme, ha dovuto desistere da ogni tentativo di salvataggio. Il vasto padiglione ben presto si è trasformato in un immenso e spaventoso braciere di fuoco, dal quale si elevavano altissime colonne di fumo e vorticose fiamme iridescenti che spinte dal vento hanno investito l’attiguo Palazzo Penna minacciandolo seriamente. Fortunatamente sul luogo dell’incendio accorsero con una sollecitudine degna di encomio i nostri bravi soldati, i quali si divisero l’arduo compito, una parte tenendo indietro la folla di popolo col tirare i cordoni, e l‘altra slanciandosi con coraggio verso la Casa Penna sulla facciata della quale si sono aggrappati riuscendo a raggiungere il primo piano, le cui persiane erano già in preda alle fiamme. I valenti soldati, molti dei quali del distretto di Roma, hanno compiuto miracoli di celerità e di coraggio riuscendo ad abbattere le persiane e a penetrare nell’abitazione del Sig. Anselmo Fedeli, e gettare in men che si dica i mobili dalle finestre, mentre altri soldati con egual lena hanno posto in salvo in pochi minuti molto legname dei depositi dei signori Rondolini e Truffarelli che, come ognun sa, hanno i propri laboratori vicinissimi al Cinema Eden. Accorsero anche i nostri pompieri che fecero del loro meglio; ma la fulminea rapidità delle fiamme limitò l’opera loro all‘isolamento dell’incendio che minacciava la Casa Penna e i baracconi vicini. Lo slancio ammirevole dei soldati fu lodatissimo da tutti i presenti. Il Cinematografo è andato completamente distrutto in circa 30 minuti e lo spettacolo dell’incendio è stato di una tragicità impressionante. Per il calore inaudito prodotto dalle fiamme le grondaie delle case vicine si sono fuse cadendo al suolo a pezzi. A poca distanza dall’Eden vi sono alcuni baracconi con tiro a segno, fotografia ambulante, ecc., che però non sono stati danneggiati dall’incendio, spirando il vento in senso contrario. Sul posto si sono recati parecchi agenti delle Società Assicuratrici per constatare i danni subiti dai fabbricati assicurati ad ognuno di essi. Il Cinema Eden era assicurato per L. 16,000 con la ‘Metropol’, però per una clausola del contratto la liquidazione del sinistro avverrà per i soli 4 quinti della somma assicurata”.
Nel rogo dell’Eden non tutto, però, dovette sembrare chiaro e trasparente. Non dispongo, al momento, di altre fonti, ma stando all’unica che ho posso affermare che le cause del disastro non furono subito evidenti. Soprattutto, il giorno dopo l’incendio, si rimise in discussione la possibilità del corto circuito, che era stata la sola accreditata al momento della sciagura.
“L’Unione Liberale”, per lo meno, tornò subito sulla vicenda e il 7 luglio scriveva: “Per schiarimenti esaurientissimi fornitici dalla cortesia di alcuni bravi elettricisti della nostra città da noi interpellati, possiamo assicurare che data la scrupolosa esattezza dell’impianto elettrico eseguito nella cabina cinematografica dell’Eden, il corto circuito non può essere avvenuto ed è quindi da escludersi. Questo diciamo per l’esattezza, alla quale ci siamo sempre scrupolosamente attenuti”.
Sembra quasi che il giornale voglia far pesare la sua versione dei fatti, magari nei confronti della società assicuratrice e quindi agendo in qualche modo nell’interesse dei proprietari del Cinema.
Ma è solo un’illazione, buttata là senza conoscere i termini del contratto in base ai quali era assicurato il bel Padiglione di Porta Nuova.
Ciò che è certo è che, un mese esatto dopo la disgrazia, il 7 agosto, l’Eden riapriva i battenti e questa volta non era più un gazebo un po’ decentrato, ma legava il suo nome a quello del Teatro Turreno. L’acropoli era conquistata. E con grandi mezzi, con un bel futuro davanti, per tutti quelli che hanno conosciuto il Teatro progettato da Arienti anche come cinema.
Ecco quanto scrive “L’Unione Liberale” il 6 agosto 1915: “Il Cinematografo al Teatro Turreno. Ridotto a salone cinematografico (Cinema Eden) sotto la direzione del sig. Arbace Garbini si aprono domani, alle ore 17.30, i battenti del simpatico e popolare Turreno con il principio di una lunga serie di spettacoli straordinari con programmi di grande attrazione. Il locale, naturalmente, è quello che si può desiderare essendo vasto, arieggiato ed igienico. Al piano siederà l’egregio maestro Attilio Cesarini. I prezzi sono popolarissimi. La Direzione ha lodevolmente disposto di favorire al Comitato di Organizzazione Civile N. 20 biglietti al giorno per poltrona, il cui ricavato andrà a favore del Comitato stesso. Inoltre l’Impresa consentirà agli Istituti dipendenti dalla Congregazione di Carità libero ingresso a speciali rappresentazioni. Crediamo che l’apertura del vasto e comodissimo Turreno per uso di cinematografo incontrerà il pieno favore della cittadinanza”.
Si conclude qui la storia intitolata “Le fiamme dell’Eden”, a imitazione di uno di quei titoli che cent’anni fa sproloquiavano sulle manchette pubblicitarie dei locali nei quali si proiettavano le “films” mute. Sono convinto che se un regista di allora avesse avuto per la testa un titolo cosi, avrebbe trovato il modo di girare anche la pellicola, dandoci l’impressione che il Paradiso può anche bruciare solo per risorgere più attraente e frequentato di prima.

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