DIS…CORSIVO. CONCORSO DA INFERMIERE? NO, DA MEGADIRETTORE

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / A qualcuno potranno sembrare anche pochi, ad altri appariranno adeguati, ci sarà chi, infine, troverà nel loro numero motivo di orgoglio.

A me i 382 candidati alla Direzione della Galleria Nazionale dell'Umbria e del Polo museale regionale danno l'idea, semplicemente, che in giro, anche a livelli altissimi, in Europa c'è una disoccupazione, o cattiva occupazione, intellettuale che fa rabbrividire.

Sulla base dei requisiti richiesti e dei curricula da esibire, mi sarei aspettato, in partenza, una selezione di gran lunga più significativa di quella che ci danno a vedere i 382 aspiranti megadirettori del marketing museale umbro.

Con tutti questi potenziali ultraesperti di cultura e di management, che cos'hanno da temere la conservazione e la promozione del patrimonio artistico italiano ed europeo? Questa domanda dovrebbe servire a rincuorare un animo depresso, come il mio, dalla folla di partecipanti al concorso, un numero, ne sono certo, del tutto proporzionato alle decine di migliaia di iscritti alle prove, che so?, per infermiere professionale o per impiegato alle Poste che notizie eclatanti ogni tanto ci fanno conoscere.

Eppure no, non mi rincuora affatto sapere che c'è un potenziale tanto vasto di grandi direttori di musei pronti a correre in ogni angolo della vecchia Europa. Ma tutti questi 382 aspiranti, presi ad uno ad uno, quando mai potranno tornare utili alla causa della migliore “resa” del patrimonio culturale? Non sarà, forse, che la burocrazia selezionante si è basata, per individuare il direttore-che-risolve-tutto, su parametri antiquati, su desueti indicatori, del tipo “studi di carattere locale”, o su specialismi antropologici di varia natura?

L'impressione è che la figura da selezionare sia stata tratteggiata, a livello ministeriale, con la giusta fisionomia, ma che i criteri sui quali basare la selezione siano stati poi il frutto di una serie di compromessi, messi sulla carta avendo già in mente le caratteristiche, di preparazione e di carriera, di alcune tipologie (siamo buoni!) di direttori.

In questo mangiarsi la coda la burocrazia ministeriale è maestra. Ciò che le manca, naturalmente, è quel pizzico di estro e di fantasia che consentirebbe di provare, nella ricerca, ad andare anche al di là del seminato, in questo caso di storia dell'arte, per approdare ai territori nei quali può tornare utile, che so?, cercare in altre fasce di alta disoccupazione intellettuale: la filosofia, la critica letteraria, la produzione poetico-narrativa e via di questo passo.

Tradotto in soldoni: perché abilitare a dirigere una Galleria nazionale e un Polo museale regionale una persona già abbastanza burocratizzata nel settore di riferimento e dunque ingessata, in partenza, dentro una gabbia di competenze che prima o poi, provenendo esse da settori della macchina da lui diretta sui quali non arriva a mettere mano, finirà per schiacciarlo?

Non era meglio puntare del tutto su un abile retore, su qualcuno intellettualmente capace di espandere lo specifico burocratico della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale oltre i confini stabiliti, chiedendogli di ideare tutte quelle iniziative che solo una visione filosofica, letteraria, creativa può, in tendenza, provare a progettare?

Aspettiamo, invece, il nuovo Direttore di Galleria e Polo, ma non aspettiamoci nulla di nuovo da lui - o da lei - sia perché la scelta è troppo viziata, all'origine, da un territorio di ricerca molto autoreferenziale, sia perché quel territorio si è rivelato ben più popolato del previsto e il numero, in questo caso, non induce a sperare nella qualità.

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