L’ATTESA DEL PROFESSOR AFFABILE

di Umberto Giorgio Affabile / Se i programmi non fossero solo degli espedienti per affrontare la campagna elettorale, ma strumenti di lavoro dai quali attingere per un confronto autentico e immediato tra le forze politiche, volentieri ripartirei da lì per proporre qualche interpretazione dello scenario politico umbro, che un mese dopo le elezioni rimane muto e inconsistente.

Invece, proprio per questo, dobbiamo ripartire da zero, inoltrarci in un secondo tempo della partita elettorale che azzera ogni pronunciamento programmatico e svela quanto il gioco politico sia sostanzialmente una prova di forza, di muscoli e di intelligenza, che non ha niente a che fare con tutte le grandiose affermazioni di principio espresse durante il mese di maggio.
Il braccio di ferro per la Giunta è durato, tutto sommato, poco. Più complesse sembrano le grandi manovre per gli organigrammi di Palazzo Cesaroni. Nell'attesa, sono cominciate le diatribe sui compensi ai consiglieri regionali e tutta una serie di preliminari nei quali si distinguono i movimenti e i puri d'ogni generazione.
E‘ un'attesa malinconica, nella quale confluiscono i destini di interi gruppi politici all'interno dell‘Assemblea e l'interesse che tutti i cittadini votanti hanno per la finalizzazione della propria partecipazione.
A fronte dell'iniziale operatività della Giunta, si sta creando sempre più uno sfalsamento dei tempi che penalizza inevitabilmente il ruolo del Consiglio regionale. Non è possibile, infatti, che, proclamazione degli eletti a parte, l'istanza di governo regionale sia ormai nel pieno delle sue funzioni, mentre l'Assemblea, il corpo legislativo della maggioranza e della minoranza, stia languendo nella predisposizione di non si sa che cosa e di non si sa quale confronto.
Quest'attesa, in un certo senso, è anche pigrizia, un modo di crogiolarsi nel post voto che, a dire la verità, non è solo dell'Umbria. Senza contare che c'è di peggio e di incommensurabile (vedi la Campania), non si può però far passare come fisiologico il tanto, troppo tempo che sta passando per arrivare alla piena funzionalità dell'Aula di Palazzo Cesaroni.
E‘ un'attesa che dà il senso del provvisorio, della mancanza di qualche cosa di fondamentale, anche perché la vittoria sul filo di lana del centrosinistra dovrebbe imporre una ben diversa considerazione delle minoranze cospicue che si sono espresse in questa regione.
Finché non abbiamo un'idea di come funziona, può funzionare il nuovo Consiglio regionale, le dinamiche istituzionali dell'Umbria sono prive di tutti i loro attori e l'immagine della prima riunione della Giunta regionale dà l'idea, un po' strana, di un Politburo, di una commistione tra partito e governo che altrimenti, contro il governo nazionale, spesso si stigmatizza anche da sinistra.
Questa riflessione, il centrosinistra, dovrebbe farla, oltre che nei confronti delle opposizioni, anche per rispetto delle molte, singole componenti del suo schieramento di Palazzo Cesaroni, che ancora non hanno trovato nessuna occasione per esprimere, giusta o sbagliata che sia, la propria posizione.
Questo era, in definitiva, un segnale che si poteva dare e che ormai non è stato dato, anche se oggi stesso arrivassero notizie confortanti e definitive da Palazzo Cesaroni. Altro ci voleva per mettere su nuovi binari il rapporto tra maggioranza e minoranza, altro, almeno, per prefigurarlo.
Se la nuova presidenza dell'Assemblea non sarà particolarmente veloce e puntuale nel recuperare il tempo perso in questa flaccida attesa, il destino della prossima, ultima legislatura regionale umbra sarà triste e insignificante.
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