Dis… corsivo. Mantova, la più amata dagli italiani. E da Franceschini

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Con la gradevole imparzialità che lo contraddistingue, ieri pomeriggio il ministro Franceschini ha comunicato il nome della città che, nel prossimo anno, sarà la capitale nazionale della cultura. Il titolo è andato a Mantova e, per il 2017, se la vedranno le nove, rimanenti, città finaliste di Pisa, Como, Pistoia, Parma, Terni, Ercolano, Spoleto, Aquileia e Taranto.

È tempo di aggiornare il dibattito su questo tipo di “concorso”, che è nato sulla scia del titolo di capitale europea della cultura per il 2019, mancato un anno fa da Perugia.

Alla competizione per l’Europa, il capoluogo si era presentato con Assisi e tutta l’Umbria, ragion per cui, alla prima occasione favorita dal Ministero dei beni culturali e del turismo, sono spuntate una fioritura di candidature tutte autonomamente umbre: Terni, Spoleto, Foligno e Orvieto con Todi, tutte vogliose di riscatto, tutte premurose di fare le cose, presto e bene, in casa, memori della lezione che aveva visto naufragare Perugia perché troppo colonizzata e dipinta con colori romani e metropolitani, assolutamente non suoi.

In finale sono arrivate solo Terni, capoluogo di provincia oltre che città del suo Comune, e Spoleto, mai dimentica del suo antico ruolo di prima città dell’Umbria.

Terni e Spoleto sperano ancora nel 2017, sono autorizzate a farlo da un regolamento che prevede, entro il mese di gennaio del prossimo anno, l’ultima sfida con le altre pretendenti di Nord (Como, Parma e Aquileia), centro (Pisa e Pistoia) e sud (Taranto e Ercolano).

È probabile che tutte le città partecipanti (ricordo che la rosa, prima della scrematura finale, erano 24) non abbiano materialmente avuto il tempo di preparare i sontuosi castelletti, un po’ finti, delle città finaliste per il 2019. Dovrebbe esserci invece, nei progetti per la capitale italiana 2016 e 2017, un indice di spontaneità che è mancato in quelli proiettati, per eccessivi artifizi, sul 2019 e questo è un segnale tutto da apprezzare.

Questo, del resto, con apprezzabile umiltà, prevedeva il bando ministeriale: “Il programma deve essere innovativo; prevedere linee di sviluppo locale, che superino la dimensione di breve periodo; valorizzare le Industrie culturali e creative e le relative filiere produttive; favorire processi di rigenerazione e riqualificazione urbana. Inoltre, promuoverà la cooperazione tra operatori culturali e turistici e la partecipazione attiva degli abitanti della città e del suo circondario; conterrà una valutazione di sostenibilità economico-finanziaria e s’inserirà in un più ampio progetto di lungo termine, così da costituire parte integrante dello sviluppo culturale e turistico di lungo periodo della città candidata”.

E con queste linee si è imposta Mantova: la città si è concentrata sull’idea di diventare una Smart Human City per valorizzare i suoi monumenti. “E’ una grande opportunità per rivitalizzare la nostra città” – sintetizzava il sindaco Matteo Palazzi prima del verdetto – “il modello da seguire è una fusione dell’efficienza delle Smart City con l’umanità delle città rinascimentali”. Pisa ha scelto come tema conduttore del suo progetto la navigazione dai fasti della Repubblica Marinara alla navigazione in rete; Como ha chiamato “Estro armonico” il filo conduttore della candidatura ispirandosi alle stagioni di Antonio Vivaldi; Pistoia ha puntato tutto sul suo ruolo di città dei Festival; Parma ha scelto lo slogan “Cultura in ascolto”; Ercolano ha puntato tutto sul fatto di essere il luogo in cui l’archeologia ha avuto inizio e sulla possibilità di diventare il riferimento mondiale del settore; Aquileia ha adottato lo slogan di “Archeologia ferita”, includendo nel progetto Tunisia e Iraq; Taranto, capitale dell’acciaio, ha immaginato il suo riscatto attraverso il recupero del Borgo antico con il suo Palazzo Delli Ponti, sigillo della Taranto vecchia, in cui nascerà un hub culturale.

Più o meno su queste linee si sono mosse Terni e Spoleto: la prima con l’idea di lasciarsi alle spalle l’immagine di città industriale in senso stretto e di acquisire un ruolo diverso, la seconda ruotando intorno ad una città “Porta delle culture” e “Modello di pace e civiltà” ispirata alla Gerusalemme celeste, con dodici porte attraverso cui transitano altrettanti settori.

Fin qui la cronaca e la valutazione sull’aggiornamento, in meglio, di un concorso a capitale della cultura. A questa idea resto profondamente contrario, perché reputo che la competizione, in fatto di cultura e di turismo, sia un gioco in ritardo sui tempi, un recupero di vecchi “Campanile sera”, con lo svantaggio, per di più, di essere un gioco per le élites politiche, nel quale le città sono coinvolte superficialmente e solo formalmente.

Però il gioco c’è e va, quanto meno, analizzato.

L’ha fatto molto bene uno studio pubblicato in Internet a settembre scorso dall’Associazione no profit di Venezia “Est”, acronimo di “Economia, società, territorio”.

Questo il lavoro svolto dall’Associazione: “Mentre le città sono impegnate a completare l’approfondimento della loro proposta richiesto dal bando per la seconda fase, l’Associazione ha inteso dare un contributo attraverso una serie di interviste nelle quali si sono poste due domande:

1. indicare una terna di città all’interno della quale si ritiene saranno individuate le due capitali per l’anno 2016 e per l’anno 2017;

2. legare ogni città a quella che si ritiene sia l’“immagine” che la qualifica nella dimensione culturale.

Sono stati intervistati un centinaio di testimoni privilegiati – che non costituiscono ovviamente un campione rappresentativo – in grado offrirci alcuni utili elementi di conoscenza e valutazione. In tutto sono state realizzate 102 interviste nel corso del mese di agosto: si sono coperte le diverse aree territoriali (Nord, Centro, Sud e Isole), si è assicurata una adeguata presenza di maschi e femmine (che hanno espresso una maggior diffidenza), c’è una buona presenza (37) di ‘nativi digitali’ sotto i 35 anni contro 65 ‘analogici’ sopra i 35 anni”.

La città più amata dagli italiani, per dirla con l’Associazione “Est”, era proprio Mantova, coincidente in pieno con la scelta del ministro Franceschini.

Come si siano piazzate, nel gradimento popolare, le nostre due città umbre, lo svelerò domani, a meno che non si abbia voglia di leggersi stanotte la ricerca di “Est” scaricandola dal suo sito.

1 – Continua

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