Dis…corsivo. Immagini di Terni e di Spoleto

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Nell’articolo di ieri – dedicato a Mantova, città capitale della cultura italiana nel 2016 – ci eravamo lasciati sull’immagine che le due concorrenti umbre ancora in lizza per il titolo del 2017 hanno fatto nascere in un panel di intervistati, autonomamente a margine del concorso indetto dal Mibact, da un’Associazione no profit di Venezia denominata “Est” (Economia Società Territorio).

Che cosa intendano per “immagine” di una città i ricercatori di “Est” lo hanno abbondantemente chiarito con le seguenti citazioni: “Secondo K. Lynch l’immagine può essere definita come ‘il processo di conoscenza che si sviluppa nel tempo, sempre sufficientemente plastico da assorbire nuovi significati, nuova poesia, elaborazione ulteriore’.

Per C. Norberg – Schulz l’identità del luogo ha a che fare con il ‘genius loci, cioè quel fenomeno totale, qualitativo, parte integrale dell’esistenza e non astratta localizzazione, un insieme di cose concrete con la loro sostanza materiale, forma, tesatura e colore’

In un convegno di qualche anno fa Barbara Czarniawska, dell’università di Goteborg, parla

dell’immagine della città come di ‘un oggetto sfuggente, risultato di un processo che coinvolge cittadini, politici, amministratori, artisti, turisti in cooperazione e in competizione fra loro. L’immagine di una città non è mai unica: le immagini sono diverse a seconda di chi interroghiamo (residenti, city users occasionali, turisti)’.

Infine per Nicola Bellini, della Scuola Superiore S. Anna di Pisa, ‘l’immagine di un’area (regione, città) riflette la sua identità. È l’insieme delle rappresentazioni affettive e razionali che di tale territorio vengono fatte da ciascun soggetto o gruppo di soggetti. In tali rappresentazioni si ritrovano i valori che i vari gruppi connettono al territorio, alle sue caratteristiche ed alla sua identità. Così facendo, questi gruppi si appropriano dello spazio geografico, sintetizzando la loro lettura del territorio in stereotipi, ‘etichette’ e creando ‘miti’ attraverso narrazioni selettive delle caratteristiche sociali, economiche e storiche del territorio’.

E’ evidente che l’immagine è alla base del branding del territorio e dei suoi meccanismi alla base dei quali stanno, secondo C. Pasquinelli, i due concetti chiave di visibilità e distintività: ‘La visibilità si può considerare come pre-condizione per costruire una reputazione positiva per il luogo, visto che il grado di conoscenza di questo ne influenza il grado di apprezzamento e fiducia. Allo stesso tempo, affinché resti impressa nella mente dei potenziali consumatori, l’immagine di un luogo deve essere distintiva, cioè capace di emergere rispetto a quella dei competitors. Al contrario, la costruzione di una marca non distintiva potrebbe risultare in un mancato apprezzamento dell’offerta territoriale, seppur competitiva’”.

Che cosa hanno, Terni e Spoleto, di meno identificativo e distintivo, attraente e “mitico” delle altre città ancora in corsa per la capitale della cultura italiana del 2017? Perché mai dovrebbero temere, nel giudizio della Giuria, di vedere sottovalutati il loro patrimonio storico-artistico, il lavoro e la produzione, l’università e la formazione, gli eventi (festival e spettacolo), la geografia dei luoghi, i simboli e i personaggi dei rispettivi “genius loci”?

Eppure, nelle interviste svolte da “Est”, qualche campanello d’allarme lo troviamo e dobbiamo farlo presente, all’opinione pubblica umbra e a quanti sono interessati, nelle due città, al processo di candidatura.

Ad essere franchi, e sempre senza scendere in una lettura più dettagliata della ricerca (alla quale pur sempre si rimanda), il voto popolare di “Est” – se così lo possiamo definire – situa Spoleto al quinto posto (su dieci) nel gradimento in termini di “immagine” e Terni all’ultimo posto.

Con queste annotazioni sintetiche dei ricercatori: “Spoleto è soprattutto Festival: lo straordinario successo della creatura nata nel 1958 dalla lungimiranza del maestro Giancarlo Menotti per la qualità e l’eccellenza che ne ha contraddistinto la sua storia si accompagna allo straordinario scenario monumentale nel quale si svolge, che rappresenta l’altro tratto distintivo apprezzato di Spoleto; Terni è la meno visibile delle città, una company town legata alla presenza dell’acciaio con le sue ciminiere (un intervistato ha ricordato che vi fu costruito il fucile che sparò a J.F. Kennedy) cui si accompagna un isolato riferimento alla Cascate delle Marmore”.

La conclusione sarà brevissima, ad evitare fraintendimenti di qualunque natura. L’auspicio di ognuno sta tutto nella qualità dei progetti messi in campo sia da Terni che da Spoleto, che tutti speriamo così semplici e affettivamente stretti intorno alle due città da poter contraddire un (pre) giudizio popolare che, però, ha già azzeccato il successo di Mantova, vincitrice del titolo per il 2016.

2 – Fine

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