Dis…corsivo. Tra pastorelli e lavandaie

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Eviterò accuratamente di metterla in politica, ma la notizia che a qualcuno, all’interno del Pd umbro, è venuto in mente di allestire un presepio in ogni Circolo del partito è una di quelle fatte apposta per esporsi al sarcasmo e alla sana, dialettica, amorevole e disincantata ironia.

Quanta ironia si tira addosso una trovata come quella che viene da Città di Castello, autore nientemeno che un tesoriere del partito, dal quale, tutt’al più, ti aspetti solo prosaici elenchi di iscritti e di quote! Quanta ironia per questo inattesa creatività di partito e quanta voglia di rispondere ad essa con singulti ideativi ancora, e per davvero, più provocatori!

Bisogna partire, però, dal riconoscere che l’ideatore del presepio di Circolo la trovata non l’ha escogitata per farci ridere, ma con le più serie intenzioni di questa terra (umbra).

E allora, serietà per serietà, perché non personalizzare la scena presepiale con elementi e figure del luogo e della cultura in cui la rappresentazione sacra è allestita?

È connaturata, infatti, all’idea di presepio una tipizzazione degli ambienti e dei personaggi che vi agiscono che ha saputo trasformare una vicenda molto mediorientale in una scenografia tutta occidentale, prevalentemente fatta di scenari campestri e di attività agricolo-artigianali, che poi, col passare del tempo, hanno anche assorbito i messaggi della contemporaneità più stretta.

Senza nessun piccolo elemento in più che si aggiunga a quello dell’anno precedente, un presepio, grande o piccolo che sia, è destinato perlopiù a rimanere di tipo domestico, fatto cioè per costruire una tradizione e dei ricordi d’infanzia ai figli e niente più. Un bel destino, per carità, che può rivelarsi di grande aiuto quando i rivolgimenti politico-religiosi, come oggi, scatenano grande ferocia contro le tradizioni della religione cattolica.

Ma questa immobilità presepiale di fondo, se recepita in un luogo molto comunitario quale vuole essere un Circolo politico, non serve proprio a nulla, è una piccola, parziale vetrina male illuminata, senza una storia, un messaggio articolato, fatto cioè di sostanza anziché di pura demagogia.

L’unico, vero, uso pubblico e comunitario di un presepio è naturalmente quello delle chiese, dove si tenta – anche qui con risultati alterni – di tenere insieme il messaggio della Natività e gli ammonimenti alla pace e alla concordia fra le genti.

Poi conosciamo l’uso turistico della sacra rappresentazione, nelle forme animate meccanicamente e in quelle viventi, fatte apposta per i borghi umbri e per le tante filodrammatiche parentali che inscenano il tempo che fu per qualche dollaro in più da guadagnare oggi con onestà e forse anche con beatitudine.

Ma in un Circolo del Partito democratico, che specificità può mai avere la Sacra rappresentazione, tra file di volantini, seggiole mal riposte, tavoli e manifesti di vecchie primarie, vecchi pci e vecchi dicci che questa religione cristiana in comune è tutto da dimostrare che ce l’abbiano, come invece in molti hanno creduto e voluto farci credere?

Nessuna. E allora, purtroppo, non ci sarebbe che un rimedio, se proprio Renzi si convincesse che il presepio nei Circoli si può fare: andare a San Gregorio Armeno, a Napoli, acquistare alcuni personaggi con i volti e le fattezze di qualche leader del Pd, metterli bene in vista tra pastorelli e lavandaie. L’effetto sarebbe garantito, compreso l’arrivo dei Re Magi, presenti a schiere fra i rottamati del Partito. Tutto ciò, però, giusto prima che venga Carnevale, al quale tutta la messa in scena piddina finirebbe inevitabilmente per somigliare.

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