Domani per milioni di italiani la verifica sulla loro ritrovata voglia di andare alle urne ad esprimere personali opinioni politiche e amministrative.

Più di tredici milioni di italiani chiamati alle urne. Un quarto del Paese reale. Parecchie centinaia di nuovi sindaci. Un test politico-amministrativo più che significativo. E non solo per i partiti e i loro leader, ma anche, se non soprattutto, per capire se davvero l’italico elettorato abbia in qualche modo superato la scarsa voglia di andare alle urne. Tutti,insomma, desideriamo leggere quel ‘’termometro’’ che rivela il livello del rapporto tra chi fa politica o amministra la cosa pubblica e chi è teoricamente incaricato di affidare delicati incarichi di impegni utili alla collettività.

I sondaggisti, che in effetti, alla luce delle pregresse esperienze, ci chiappano cinque volte su dieci, annunciano , qua e là, anche un cinquanta per cento di rinunce al voto. E la loro è un’ipotesi che mal si concilierebbe con la constatazione che ilo conto alla rovescia verso questo attesissimo 5 giugno è stato scandito da una vistosa partecipazione di umori e malumori. Partecipazione accresciuta, certo, anche dalle molte pre-analisi sul referendum costituzionale del prossimo ottobre.

Domani notte sapremo se c’è di nuovo attenzione per la politica e per chi, in nome e per conto della politica, governa le nostre città. L’auspicio, è ovvio, è che la gente avverta, come un tempo, il richiamo al diritto dell’opinione.

RINGHIO

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