Giornalismo in una crisi senza precedenti

Cari colleghi,

Stavolta il nostro tradizionale colloquio telematico è un po’ più lungo del solito, ma le vicende che si stanno accumulando attorno al mondo dell’informazione sono così incalzanti e numerose che non vedo come potrei essere telegrafico nel dialogo che ormai da un paio di anni intrattengo con voi.

Spero soltanto di sapermi limitare al minimo del racconto per illustrare le vicende  all’interno delle quali ci troviamo immersi come giornalisti.

Il giornalismo italiano sta vivendo una crisi senza precedenti. E non soltanto perché il fascino dilagante delle moderne tecnologie minaccia di far prevalere la quantità dell’informazione sulla qualità. E neanche soltanto perché  si afferma la polverizzazione dell’offerta editoriale. Ma anche perché una parte della maggioranza governativa esplode ormai a raffica annunci di assalto al nostro Ente Previdenziale, l’Inpg, (Commissariamento in vista?) e di riannunci abolizionisti per la vita dell’Ordine varato da una legge nel 1963  e riammodernato di recente sia dal Parlamento, sia dalle proposte riformiste formulate dal Cnog.  I più eloquenti fra i membri del Governo annunciano  addirittura l’Inpg   commissariata nel prossimo autunno e l’Ordine abolito quasi in contemporanea.

Stiamo snocciolando un duplice conto alla rovescia?

Vediamo qualcuno dei singoli aspetti di questa complessa e tormentata vicenda.

ORDINE DEI GIORNALISTI:  Vito Crimi, Senatore del Movimento 5stelle, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, continua a ripetere, in più occasioni pubbliche, che l’Ordine frena la libera espressione di chi vuol informare. Rileva, pertanto, che i diritti (sacrosanti, sia chiaro) non devono essere bloccati dalla deontologia, cioè dai doveri. E proclama, per l’ennesima volta, la decisione governativa di spegnere la vita di un’Istituzione di diritto pubblico che, invece, si impegna non solo per difendere senza indugi la libertà di stampa, ma anche per tutelare l’esigenza dei doveri connessi, per esempio, alla verità e al rispetto delle persone. Crimi insiste: ‘’Se fosse dipeso solo da me l’Ordine non esisterebbe più da parecchio!’’. Annuncia la voglia di stringere i tempi. Saranno sufficienti lui e i pentastellati per affermare una simile sentenza di morte? A noi pare che i temi dell’informazione competano al Parlamento, non al Governo. E tantomeno a una parte del Governo. Dico questo non solo perché tutte le minoranze parlamentari si sono dichiarate contro l’abolizione, ma anche perché su certe libertà anche la Lega si è posta a difesa della libertà di informare: esempio clamoroso il  recentissimo “no” leghista alla chiusura di Radio Radicale (organo di informazione a 360 gradi  sostenuto da una allargata decisione delle Camere) che i grillini intendevano  sopprimere fin da questo mese. Non c’è dubbio comunque che, fra Camera e Senato, il Governo se ottenesse compattezza potrebbe numericamente liberarsi di ogni resistenza.

INPG E LA MINACCIA DEL COMMISSARIAMENTO:

L’Istituto della nostra previdenza, si sa, è un po’ assillato dalla negatività del bilancio. Non ci sono più contratti per chi si avvia alla professione e i pensionati non vengono rimpiazzati. Quindi il patto piange.

Ancora Crimi in scena: ‘’O l’Inpg dà un forte segnale di intervento sui conti, oppure scatta il Commissariamento’’. Fino a qualche settimana fa sembrava che l’ombra del Commissario potesse essere rinviata di parecchi mesi. Poi il Governo ha fatto sapere che il termine massimo era il 30 dicembre. Ora i tempi sono stati ulteriormente accorciati: 30 ottobre. Da novembre, quindi, rivoluzione?

Proprio, guarda caso, mentre si chiuderanno gli Stati generali sull’informazione convocati dal Governo che dichiara di volere il massimo confronto con tutte le parti in causa, ma intanto, nel pieno delle analisi in corso, non esita a riannunciare che certe decisioni sarebbero in pratica già prese. Finzione scenica?

Intanto il loquace Sottosegretario nelle ultime ore ha un po’ modificato il tiro: ‘’Per dare un sollievo alla cassa bisogna, intanto, togliere all’Inpg tutta la parte relativa agli ammortizzatori  sociali e passarla all’Inps. Cioè Cassa integrazione, disoccupazione, contratti di solidarietà. Ma sarebbe un rimedio o l’inizio della vera fine?

IL CASO BORROMETI- RUOTOLO:

Una decina di giorni fa due giornalisti italiani molto noti, da tempo scortati perché minacciati da organizzazioni criminali alle quali  coraggiosamente avevano dato fastidio, hanno inviato una lettera al presidente nazionale del CNOG annunciando di essersi “autosospesi” dall’Ordine non sopportando più di far parte di un gruppo che ospita anche Vittorio Feltri.

Paolo Borrometi e Sandro Ruotolo sono insorti all’indomani di un articolo di Feltri che, commentando la grave malattia di Andrea Camilleri, ha scritto ‘’quel terrone, quel coglione che ci ha rotto i coglioni’’. Il tutto condito con un  vistoso titolo in linea col pezzo.

Hanno reagito i due colleghi: ‘’ Certe parole sono crimini contro la dignità del giornalista e ledono la credibilità di ognuno di noi. Per noi figli del sud sono espressioni inaccettabili. In  gioco i valori della Costituzione . Nel giornalismo di Feltri c’è razzismo, omofobia, xenofobia. Roba incompatibile per la nostra cultura’’.

Carlo Verna ha risposto: ‘’Cari colleghi condivido la vostra amarezza, e se l’Ordine fosse un club al quale ci si iscrive liberamente , anche io di fronte a quelle parole mi sarei sospeso, però dall’Ordine, per legge, ci si può solo cancellare, astenendosi poi dalla professione, salvo il pieno diritto di manifestare comunque la propria opinione. Poi, è chiaro, superata la fase della polemica ci si può riscrivere’’.

Ed inoltre: ‘’Di fronte al rammarico per  un giornalismo non condiviso deontologicamente, ognuno ha diritto di  rivolgersi ai Collegi di disciplina , organismi creati dalla Legge Severino, peraltro, autonomi, non dipendenti cioè dall’Ordine’’.

Feltri ha scritto una lettera a Verna: ‘’Io non sono il direttore di Libero, non rispondo dei suoi titoli! Piuttosto chiedo all’Ordine di difendermi dagli attacchi di certi colleghi’’-

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MESSAGGIO DI  VERNA  PUBBLICATO DA LIBERO :

Il Presidente Verna ha scritto a Libero  analizzando il ‘’caso Feltri’’:

‘’Io  e Feltri abbiamo in comune due specifici aspetti: lui non è responsabile dei  titoli del giornale, io non lo sono delle sanzioni deontologiche  erogate da un organo autonomo voluto dal legislatore. Noi giornalisti iscritti all’Ordine comunque siamo tutti vincolati al rispetto delle persone e della verità. Quando Libero, qualche tempo fa, ha scritto ‘’Viva il gommista che ha ucciso uno dei criminali. Merita una medaglia’’, io, potendolo fare come ognuno di noi, ho segnalato articolo e titolo del direttore Senaldi al Collegio di disciplina della Lombardia. E il CDT ha risposto che quel titolo, pur essendo urticante e cinico, non appariva fuori dalle regole. E’ irrilevante che io resti convinto che quel titolo non corrisponde alle nostre norme deontologiche. La sensibilità umana, come il coraggio di don Abbondio, non può essere imposta. Io non userei espressioni provocatorie quando c’è sofferenza neanche se a lottare per la vita fosse Cappuccetto rosso, non solo Camilleri. Ma sono solo un presidente che, nel momento più difficile della storia del giornalismo, cerca di battersi  perché I  cittadini abbiano garanzie di corretta informazione, applicando le regole che ci sono e cercando, laddove non funzionano. di ottenere che il legislatore le cambi. Sono una persona che sogna ponti, non muri, ragionamenti  non arringhe alla pancia, dialogo fra punti di vista contrapposti e non insulti.’’.

VA IN SCENA MUGHINI:

Libero ha replicato ospitando un intervento di  Giampiero Mughini che , pur riconoscendo a Verna di  essere ‘’Palesemente persona civile’’, ha raccontato di non essere più dentro l’Ordine perché aveva fatto pubblicità e perché,  pur sospeso per due mesi, aveva continuato a fare il professionista, ritenendo i suoi giudici ‘’persone di nulla qualità’’. Mughini ha sentenziato: ‘’Feltri scrive feltristicamente. Se si dovesse sanzionare tutto ciò che esce sui giornali, ne scaturirebbero contese e ammonizioni a non finire. Lasciate che Senaldi e Feltri facciano il loro lavoro per come lo intendono. Un modo che piace a lui e ai lettori del suo giornale. E’ il suo stile, il modo un po’ ruvido che piace. Che c’entra il vostro Comitato dei giudici?  Si facciano gli affari loro. Scrivano gli articoli loro. Si cerchino i loro lettori. Io ho scritto di essere stato  escluso dall’Ordine da una congrega di nullità. Non c’era niente di ruvido nella mia precisazione. Era un’opinione.’’.

DOMANDA DI SINTESI:

LIBERTA  DI STAMPA E’ TOTALE MANCANZA DI DOVERI?

La matassa del giornalismo, come vedete cari colleghi, è molto intricata: da realtà economiche assai difficili, da umori governativi mirati più a distruggere che a costruire  una migliore informazione, da singole impennate che proclamano l’esigenza del libero insulto.

Ci attendono mesi che richiedono consapevolezza corale  e strenua volontà di riaffermare princìpi nei quali, da iscritti all’Ordine, abbiamo mostrato di voler credere.

Gianfranco Ricci