Il tentato suicidio di una ragazzina di 12 anni induce, ancora una volta, a riflettere sul rapporto fra gli adulti (genitori, Scuola, Istituzioni, Politica) e giovanissimi-

Ed ora tutti a diffondere opinioni, a fare i maestri del pensiero. Ora che una ragazzina di 12 anni ha tentato il suicidio gettandosi nel vuoto per reagire ai ripetuti atti di bullismo che le ‘’riservavano’’ i compagni di scuola. Rabbia e umiliazioni l’hanno indotta a non poterne più. La fortuna, in extremis, le ha dato una mano: attutendo la caduta e attenuandone, dunque, gli effetti.

All’indomani del terribile episodio la parola è stata data ad esperti, più o meno presunti, di relazioni con i ragazzi di oggi. E va bene! Chi più ne sa è giusto che ci faccia sapere come ci si debba comportare al cospetto di adolescenti, almeno di quelli che crescono dando l’impressione di voler ignorare regole e rispetto.

Ma al di là dei ‘’cattedratici’ impressiona, anche in questa faccenda, il fatto che nessuno a scuola e in famiglia si fosse accorto del dramma che stava maturando nell’animo di questa figliola. Non il Preside, non i docenti e nemmeno i familiari.

E allora incombe una domanda, la più abituale: perché sono così distratti quelli che per scelta affettiva e per mandato istituzionale dovrebbero garantire occhi particolarmente attenti alle evoluzioni o, peggio , alle involuzioni dei giovanissimi? E, per estendere la domanda, la politica e le Istituzioni sono certe di fare tutto per monitorare ciò che bolle nelle pentole dei mondi giovanili? Monitorare e, nei limiti del possibile, prevenire. Si sa, per esempio, se nelle scuole umbre ci sono casi più o meno eclatanti di bullismo? Quanti? Quali? Dove?

E laddove emergano segnali, magari non troppo allarmanti, cosa si fa per avvicinare gli Istituti scolastici e, ove serve, le singole classi?

Scrivemmo al tempo della morte per overdose di un giovanotto di Città di castello che qualche consapevole ‘’contatto-colloquio’’ con le scuole e i giovani avrebbe giovato agli interessi e alle attese dell’intera Società. I ragazzi che si incontrano con Internet, ma anche si sbeffeggiano in Rete fino alle terrificanti umiliazioni, hanno senza dubbio urgenza di essere guardati negli occhi da persone che non vogliono indagarli, ma hanno la sincera voglia di aiutarli. Perfino i bulli e i loro perseguitati devono essere stimolati al confronto nell’intento di farli diventare, via via, sempre meno bulli e, di converso, sempre meno vittime dell’arroganza e della stupidità.

RINGHIO

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