LEVANTE. Considerazioni del mattino / CON LA CODA DELL’OCCHIO

di Maurizio Terzetti

Potrà passare inosservata come una guittata estiva, potrà esssere commmentata con apprensione come un cattivo segnale della politica, ma la sortita di Matteo Salvini in maglietta della Polizia di Stato rimane in ogni caso una stoltezza strategica di incomprensibile portata e di altrettanto inspiegabile motivazione.
Va bene che l’uomo politico della Lega non brilla mai per particolare intelligenza delle cose, ma una cretinata come questa nemmeno il peggiore Trump credo se la potrebbe pensare e godere come invece ha fatto – e promette di rifare con Carabinieri e Finanza – Salvini.
Nessuno, penso, ignora i problemi che la Polizia di Stato e, in genere, le forze dell’ordine, hanno nel loro rapporto, soprattutto, con il fronteggiamento dei disperati che sciamano per l’Italia alla ricerca di un confine con l’Europa da valicare. Nessuno ha, poi, così corta memoria da non ricordare che se la Polizia e le forze dell’ordine hanno dovuto e devono reprimere spesso non usano rami di biancospino ma mezzi ben più energici. Nessuno, ancora e per finire, può negare di avere creduto, almeno una volta, che una maggiore durezza della Polizia e delle forze dell’ordine potrebbe tenerci lontano i migranti – o clandestini per Salvini – dalla vita di tutti i giorni.
Ma ognuno di noi sa – forse anche i seguaci più stretti di Salvini a Ponte di Legno – che il primo colpo d’occhio su quella maglietta d’ordinanza indossata a Ferragosto dal leader genera un senso di smarrimento e di incredulità nei confronti non tanto di un generico e retorico Potere, ma proprio del nostro intimo istinto di comunità, del quale fa parte, in maniera vistosa, nel bene e nel male, il colore di una divisa e l’immagine di uomini e donne in azione che ogni giorno, con sacrificio e in condizioni non sempre ottimali, l’indossano anche contro di noi.
Con la coda dell’occhio, volenti o no, la maglietta della Polizia di Stato entra nella nostra emotività come simbolo di unione e esibirla come distintivo di parte, di offesa e di vendetta (“Quando saremo noi al governo, daremo mano libera alla Polizia”) non serve, reato a parte, a niente e a nessuno, se non al cretino di turno che domani, seguendo il leader, crederà di poter fare del proprio corpo agghindato il medium del proprio messaggio. O del proprio fallimento umano e politico.

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