LEVANTE. Considerazioni del mattino E SE, ALMENO OGGI…

di Maurizio Terzetti
Se un’eco lontana di ciò che succede dove tutto è rimasto “normale” raggiungesse oggi la scena del dramma, porterebbe notizie dei soliti “drammi” di tutti i giorni – dagli attentati all’aumento dei tassi Usa, dalle nuove barriere anti migranti annunciate in Ungheria alle contraddizioni della cultura giuridica francese in tema di burkini – a una popolazione che ha ben altro a cui pensare.
Eppure, proprio quella popolazione non ha potuto salvarsi dall’enorme copertura mediatica che ha fatto del suo dolore la fonte prolungata, ripetitiva e inarrestabile di un flusso di informazioni al limite della sopportazione e spesso della decenza.
Mi atterrisce, in particolare, pensare all’enormità della documentazione realizzata per il dramma sismico del 2016 e alla “pochezza” che i secoli passati hanno potuto tramandarci di eventi simili. Cronache, disegni, notizie ufficiali, fonti letterarie: a vedere oggi ciò che ci è stato tramandato si rimpiange quasi la “pochezza” di quegli equilibrati racconti, che tali appaiono rispetto alla sterminata potenza divulgatrice che hanno avuto il giornalismo prima e soprattutto, oggi, le immagini che circolano sui media e quelle prodotte sui social da chiunque abbia in mano uno strumento per documentare gli eventi drammatici.
Non vorrei essere nei panni di chi, fra qualche secolo, avrà disponibile sul suo – chissà quale? – strumento di lettura delle immagini una massa così caotica di informazioni sul dramma di una comunità locale degli Appennini sconvolta dal terremoto all’inizio del secondo millennio. Immagino posteri impazziti, a meno che – e questo sarà stato sicuramente fatto – nel frattempo non abbiano inventato qualcosa per separare definitivamente, nell’animo umano, la conoscenza dei fatti, rapida ed essenziale, dal turbamento emozionale, esteso e sempre bisognoso di esprimersi, qualunque sia il gradi di evoluzione culturale di una società.
Oggi, questa nostra società, non c’è dubbio, esagera, è assolutamente in balia del progresso tecnologico che è intervenuto negli ultimi due-tre decenni.
Oggi, però, è il giorno dei funerali di Stato e del lutto nazionale.
E se, almeno oggi, le telecamere da dovunque arrivate a scorta di famelici giornalisti partecipassero davvero anche loro al lutto imponendosi una registrazione in minore, molto in minore, del dolore pubblico di tanta gente alla quale il dramma immenso della loro sorte ha risparmiato i tanti drammi del mondo rimasto “normale”?

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