LEVANTE. Considerazioni del mattino UMBRIA JAZZ AUTUMN?

di Maurizio Terzetti
Quaranta giorni – poco più poco meno – dopo il dramma, quando ad Assisi si faranno i grandi concerti targati UJ a favore delle popolazioni colpite dal sisma, il terremoto di Amatrice avrà inevitabilmente un potere meno squassante nel cuore degli italiani di quello che ha avuto e sta avendo ancora in questi giorni. I tempi e i modi della concreta solidarietà nazionale si sono attivati subito, ma già oggi il clamore emotivo sta cedendo il posto al lento, e sempre insidiosissimo, passaggio dalla fase dell’emergenza immediata a quella della realizzazione di piani d’accoglienza vera per gli sfollati e soprattutto della progettazione della ricostruzione.
Alla fine di settembre e a ridosso delle celebrazioni di San Francesco, saremo in un clima ancora più condizionato da questa atmosfera progettuale e i concerti che si faranno al Lyrick in quei giorni si caricheranno beneficamente più del pathos della musica che di quello del pensiero rivolto in maniera ossesiva alle macerie
Ma, certo, una macchina così complessa come quella che si mette in moto per tre memorabili serate ad Assisi non poteva avviarsi prima di quanto è accaduto e il fatto, oltre a promettere qualità stellare, garantisce esiti ben finalizzati alla meta (i soldi raccolti, stavolta, dovrebbero arrivare dove devono arrivare e già questo sarebbe un miracolo) e rassicura tutti sulla frequentabilità turistica dell’Umbria a partire dal suo cuore mistico.
Fra due o tre settimane, insomma, saremo sotto il pieno dominio delle regole dello spettacolo finalizzato a scopi umanitari, con una tempestività che pone l’Umbria in ottima posizione quanto a crediti futuri in questa particolarissima gara di solidarietà.
E, proprio perché varranno le regole dello spettacolo dal vivo e della grande musica jazz e dintorni,
senza nulla togliere agli scopi umanitari dell’iniziativa, mi viene una considerazione di questo tipo: l’evento, in pochi giorni, è cresciuto talmente da configurare un vero e proprio festival di tre giorni, che si svolge ad Assisi e non a Perugia, approfittando di una struttura molto ben rodata ma dalle potenzialità ancora inesplorate come il Lyrick e di una amministrazione comunale di centrosinistra perfettamente in sintonia col governo regionale, che garantisce la piena collaborazione e aggiunge qualcosa di suo – s’intende, di enogastronomico, e come poteva essere diversamente? – a tutto il festival.
Se ricordiamo le polemiche di natura finanziaria con cui s’è chiusa UJ di quest’anno e gli strascichi polemici fra il festival e il Comune di Perugia, con tanto di minacce di portare UJ anche fuori di Perugia; se pensiamo che molta colta intellettualità perugina versata nell’organizzazione di eventi musicali si trova costretta, a causa dell’amministrazione di centrodestra del capoluogo, ad emigrare verso altri lidi più coerenti col proprio modo di operare; se, insomma, mettiamo insieme tutte queste vere o presunte considerazioni, dette con un po’ di ragione e forse con tanta fantasia, a me viene in mente che l’evento del Lyrick di Assisi assomiglia molto a una prova generale di una ipotetica Umbria Jazz Autumn, che dopo l’edizione invernale di Orvieto, lascerebbe spazio solo alla casella del festival spring, primaverile, da piazzare in qualche angolo della regione. A meno che non si debba trovare una sede nuova anche per l’edizione principe, quella estiva.

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