Lo scandalo Volkswagen e le ammiccanti, o maligne, considerazione di una parte dell’opinione pubblica del nostro Paese

Riproponiamo, in grande sintesi, il fatto. Eccolo con una eloquente nota d’agenzia: ‘’ Venerdì 18 settembre 2015, la United States Environmental Protection Agency (EPA) ha comunicato che la casa automobilistica Volkswagen ha illegalmente installato un software di manipolazione progettato per aggirare le normative ambientali sulle emissioni di NOx e di inquinamento da gasolio: il software avrebbe quindi rilevato il momento in cui le vetture sarebbero state sottoposte ai test di emissioni, consentendo quindi di bypassare e superare pienamente le prove. In condizioni di guida normali, le autovetture avrebbero superato di 40 volte il limite consentito dalla legge per quanto riguarda l’inquinamento. Il governo statunitense ha ordinato di recuperare quasi 500.000 vetture con quattro cilindri TDI diesel. La sanzione massima applicabile per legge può raggiungere i 18 miliardi di dollari, oltre agli eventuali oneri penali – Il lunedì successivo, il primo giorno lavorativo dopo la pubblicazione della notizia, in borsa i titoli Volkswagen diminuiscono del 20%, scendendo il giorno seguente di un ulteriore 19%,per arrivare al 35%.’’.

Ed il crollo, finanziario e di immagine, è proseguito anche nelle ultime ore.

Il capo supremo della Ww ha immediatamente ammesso e si è affrettato a chiedere scusa.

Come commenta l’Italia questo evento straordinariamente rovinoso ? La posizione del governo si caratterizza per severità di giudizio, ma le parole sono scandite con intuibile cautela. Giusto per non mischiare con troppa fretta i dirigenti industriali con quelli politici di un Paese- la Germania- abituata a far la voce grossa anche sul fronte dei comportamenti etici.

La pubblica opinione, invece, si lascia andare con maggiore libertà di riflessioni. E in parte si mostra ammiccante, quasi a sostenere che l’eccesso di furbizia stavolta è stato scoperto ne pubblicamente censurato. Ma un’altra parte, che la butta subito in politica, rileva con malizia: ‘’Se una simile vicenda avesse coinvolto una grande azienda automobilistica nostrana, ci saremmo impegnati per smussare, addolcire, attenuare o eludere le responsabilità O comunque avremmo accusato le ultime ruote del carro aziendale, non i supremi vertici’’.

Questa seconda analisi, cattivella più che maliziosa, che un sottile filo di auto sfiducia attraversa il nostro Paese che si sta abituando alla convinzione che le furbastre rie siano spesso una buona scappatella per evitare conseguenze di anomali comportamenti. E nel constatare un’Italia propensa a sorrisi compiacenti nei confronti dei ‘’furbi’’ che non pagano pegno c’è la presa d’atto di un Paese ormai quasi persuaso che il fine giustifica i mezzi. Ogni mezzo. Quasi che violare le norme comportamentali, civili, penali o morali, fosse una forma di astuzia che merita che merita qualche benevola considerazione.

Ma è davvero questa (intrisa di sorrisetti e colpi di gomito…) l’Italia che sostiene di marciare verso il proprio avvenire? Non esageriamo. Forse il volto furbacchione che appare anche nel contesto della faccendaccia Volkswagen è soltanto la maschera meno nobile di una realtà diversa. E speriamo, naturalmente, che questa auspicata immagine meno arcigna non venga macchiata da brutti scossoni scoppiati, o scoperti, in casa nostra. Tradotto: quali sarebbero i verdetti, ufficiali e ufficiosi, se uno scandalo del tipo Ww macchiasse anche qualcuna del nostro punte industriali?

Protezionismo ‘’per amor di Patria’’ o ‘’non ci sono amici che possano impedire la solare libertà di giudizio?’’.-

RINGHIO

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