Parte la corsa. Il Pd metta in pista la sua cultura di governo

di Gianpiero Bocci*

La fine del 2017 ha portato anche lo scioglimento naturale del Parlamento e la data del 4 marzo 2018, come giorno delle elezioni politiche, mediante le quali i cittadini italiani sceglieranno i loro nuovi governanti. Inutile sottolinearlo, è stata una legislatura difficile: la mancanza di una chiara maggioranza politica in Parlamento ha costretto il Partito Democratico a scelte difficoltose, forse a volte poco comprese anche dai suoi elettori, ma sempre fatte nel segno di garantire una governabilità necessaria, soprattutto in tempi eccezionali per l’Italia e l’Europa, tempi in cui la crisi economica si è dimostrata più aggressiva e i rischi di far precipitare il Paese in situazioni come quella greca o spagnola erano dietro l’angolo. Nonostante ciò, se tracciamo un bilancio complessivo, nessuno nega che oggi si è consolidata la crescita economica e confermata la capacità del nostro sistema di uscire dalla grave e lunga crisi che abbiamo attraversato. Probabilmente il PD, per questa sua azione di governo, volta a salvaguardare l’interesse nazionale, il bene collettivo, rischia di pagare un prezzo alto, ma non si può dimenticare che all’origine stessa del partito c’è l’idea di dar vita a una forza che valorizzasse non solo le culture politiche protagoniste della Resistenza e della nascita dell’Italia repubblicana, ma anche i tanti soggetti sociali interessati a rendere il paese moderno e in grado di coniugare moderazione e progresso, libertà e solidarietà.

Ritengo che il PD abbia comunque offerto in questa legislatura, al Paese e al mondo, una testimonianza di volontà di servizio e senso di responsabilità e ha servito la Nazione attraverso il rigore, l’esempio, le competenze. Nonostante le difficoltà, proprio sui temi che più hanno marcato la sua carta identitaria, ha portato a termine provvedimenti e riforme che da più di quarant’anni rimbalzavano tra Camera e Senato; per esempio in economia le opposizioni hanno gioco facile a sottolineare strumentalmente i provvedimenti salva-banche, pure necessari per tutelare i risparmiatori, ma volontariamente si dimenticano di ricordare che i conti sono in ordine senza un aumento delle tasse, che è stata varata la legge sulla concorrenza, che saranno investiti quasi 4 miliardi di euro sul bando per 120 comuni capoluogo e città metropolitane, tra cui Perugia e Terni, che un Decreto Sud aiuterà la rinascita della parte del nostro Paese più penalizzata dalla crisi. Per non parlare poi del settore dei diritti, dove le unioni civili sono diventate una realtà, così come la legge sul biotestamento e sui minori stranieri non accompagnati. In politica estera siamo tornati a essere protagonisti nello scacchiere mediterraneo siglando accordi con la Libia sull’ immigrazione e riaprendo l’ambasciata italiana in Libia; sempre sul tema immigrazione il governo ha approvato nuove norme e ha concesso nuovi poteri ai sindaci per il decoro  (Decreto Minniti); ma anche nel settore sociale e del lavoro, nonostante le critiche, a volte ingiustificate sul jobs act, che comunque ha avuto il merito di sbloccare situazioni lavorative divenute insostenibili, il governo ha attuato provvedimenti che favoriscono la lotta alla povertà, ha appoggiato l’anticipo della pensione per lavori gravosi, ha abolito i voucher, ha rinnovato, dopo dieci anni, il contratto agli statali.

Questo elenco, già lungo, potrebbe continuare e ricordare ancora la riforma del processo penale e della protezione civile, del Terzo settore e della Pubblica Amministrazione, che prevede la mano pesante contro assenteisti e inoperosi e, ancora, sul piano della sanità, l’aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza, che non avveniva da 15 anni, o il provvedimento sull’obbligatorietà dei vaccini, ma l’obiettivo di questo intervento non è quello di fornire un elenco delle leggi varate, bensì quello di ribadire che anche in una situazione politico-economica molto critica il PD ha dimostrato di possedere cultura di governo, di essere un partito aperto, con sedi di partecipazione numerose e ben articolate nelle comunità. Il nostro è un Paese “lungo e articolato” che senza gruppi politici solidi e ben rappresentati rischia di sfrangiarsi e spezzettarsi nelle singole opinioni individuali, forgiate dai mezzi di comunicazione, ma mai verificate dal confronto con la realtà e con gli altri. La campagna elettorale sarà breve ma intensissima e di fronte a forze politiche, come il PD, che ha dimostrato concretezza storica, che ha svolto e svolgerà sempre attività politica non nel sogno di una grande palingenesi, ma nella continua ricerca del rapporto con la vita, con la realtà concreta della società, agiranno partiti che si proporranno solo in termini di demagogia e di contestazione, sperando in tal modo di accreditarsi come soggetti capaci di dare un nuovo volto alla politica. È facile denunciare ciò che non va il difficile invece è proporre progetti validi, ma non solo con le facili enunciazioni, occorrono traduzioni operative (meno facili), occorre impegno per la realizzazioni pratiche (meno facili ancora).

La sfida, allora, che ha di fronte il PD, in questi due mesi che ci separano dalle elezioni, è quella dell’autorevolezza, acquisita sul campo del governo del Paese, che non si accontenta della verosimiglianza e del sentito dire, ma sceglie sempre e solo la verità ed ha il coraggio e la pazienza di raccontarla ai cittadini. La corsa è iniziata e il Pd dovrà invitare in tutte le occasioni i cittadini a guardare con serietà di analisi ai valori in gioco nelle scelte delle singole parti, ai programmi reali al di là delle parole, alle scelte di fondo, alle tendenze implicite sotto il linguaggio aperto, alle regole non dette, al futuro promesso, alle eredità politiche non rifiutate. L’obiettivo è quello di recuperare l’elettorato, gli indecisi, ma appagando il loro bisogno di riforme e alimentando con azioni concrete la loro speranza di giustizia, soprattutto sociale. La crisi infatti ha acuito le differenze e in Italia c’è una nuova   questione sociale, segnata dall’aumento delle diseguaglianze; i governi di centro-sinistra, tutti, da Prodi a Renzi fino a Gentiloni, hanno sempre valorizzato la rete di protezione dei cittadini e dei loro diritti con misure tese al miglioramento dei servizi, da quelli sanitari a quelli del trasporto pubblico locale e pendolare, con una particolare attenzione per i disabili e i non autosufficienti. Un’Italia migliore è un’Italia solidale e rispetto alle generiche concezioni della solidarietà sperimentate a Destra, dove il concetto ha dondolato e dondola tra un vago sentimento di compassione e un generico impegno a garantire ai più deboli i servizi minimi indispensabili, oppure alle facili soluzioni di tipo caritativo-assistenziale sbandierate dai movimenti populisti, il Partito Democratico ne ha fatto una scelta culturale, un punto di partenza per una visione della società e si  impegnerà a dare al concetto di solidarietà un chiara dimensione politica.

Chi poi all’interno del PD porta con sé la cultura e la tradizione del cattolicesimo democratico non può che essere sensibile alle esortazioni di Papa Francesco, che non passa giorno che non richiami la politica a perseguire giustizia e uguaglianza delle opportunità; non carità, non assistenza, non compassione, ma il riconoscimento dei legittimi diritti di tutti e la creazione di condizioni, anche strutturali, per il loro sviluppo. Abbiamo dimostrato di saperlo fare, di avere una cultura di governo che riesce a coniugare sviluppo ed equità sociale e se i cittadini ci daranno ancora fiducia continueremo a farlo e governeremo ancora per costruire una nuova Italia in un’Europa democratica e solidale.

*Sottosegretario del Ministero dell’Interno

 

 

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