LEVANTE. Considerazioni del mattino MON(D)OLOCALE

di Maurizio Terzetti
Gli incontri dell’annuale Assemblea generale delle Nazioni Unite, a New York, la convention interreligiosa “Sete di pace”, ad Assisi, il voto in Germania e in Russia, con le problematiche dello scacco della Merkel e del trionfo con calo di votanti di Putin: si chiude una settimana e se ne apre un’altra che sembrano fatte apposta per dipingere, in cronaca e nel fondo del cuore, lo scenario di un grande pianeta ristretto nel monolocale dei nostri affari privati, che ci riguardano direttamente anche se avvengono lontano da noi: tutto il mondo è a disposizione di ciò che gli è agli antipodi – che, cioè, è locale – e non vale dire, al riguardo, “glocale” più di quanto convenga puntare tutto su un’espressione come “mon(d)olocale”, cioè dimora del mondo, almeno per oggi e per qualche giorno di fine settembre, provvisoriamente, nello spazio che più piccolo non si può di una sola stanza in cui c’è tutto: cucina, soggiorno, camera da letto e servizio igienico, nel senso in cui si può e si deve condividere, in molti, l’essenziale per vivere e convivere in pace, in casa propria e nel mondo.
Solo che il mon(d)olocale è per lo più di difficile gestione, è rissoso, malfidato, opportunista, si porta dietro e dentro tutte le contumelie del pianeta e noi, che abbiamo noi stessi la sensazione di abitarlo da spettatori, ci rammarichiamo per vedere sciupate occasioni di dialogo e di confronto ravvicinato, se non proprio di convivenza, nate e concepite per promettere ogni bene all’umanità sconfortata dei nostri tempi.
L’assemblea dell’Onu, ad esempio, ha ordini del giorno che fanno accapponare la pelle, ma quanti risultati concreti porteranno a casa i leader di ogni Nazione?
E il voto in Germania e in Russia? Avviene a due passi da noi, ci è talmente vicino che sembra ancora più legato alle nostre sorti di quanto lo sia il triste raduno padano convocato da Salvini. Quel voto è, come l’Assemblea generale dell’Onu, nel mon(d)olocale del nostro spazio vitale, eppure, anch’esso, non ci fa stare tranquilli per la ridistribuzione estremistica di destra dei consensi in Germania e per un consenso, da parte di Putin, sinistramente consegnato nelle mani minoritarie di poco più del 40 per cento dell’elettorato che ha rinnovato la Duma.
Non è, poi, in casa nostra la stessa bagarre elettorale negli Stati Uniti d’America? Anche lì, l’esempio di grande democrazia per eleggere direttamente il Presidente più potente del mondo non sta andando incontro a un epilogo molto modesto e non rassicurante a causa della caratura non proprio profetica di entrambi i contendenti?
Insomma, ci entra in casa da ogni parte un mondo che non sa e non vuole risolvere i suoi problemi e approfitta del mon(d)olocale della nostra sete di sapere e della nostra volontà di contare qualcosa per affliggerci di cattive notizie e di pessimi auspici sotto il mantello di una comunicazione ilare e gioiosa, seria e rigorosa, monumentale e pettegola.
Molto, perciò c’è da sperare nel grande incontro interreligioso di Assisi. Il mon(d)olocale delle religioni ci darà una grande mano soprattutto se saprà essere politico il meno possibile – o quanto basta, come dicono i chimici – e orante il più possibile – o come non basta mai, come dicono gli scettici come me -, se, cioè, saprà convincerci a pregare più di quanto potrà essere ricco di pur importanti testimonianze della sete di pace che il pianeta condivide con quella autentica di tanta parte del globo, dove l’acqua è davvero una condanna e non una rigenerazione quotidiana nella vita.

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