Terremoto, l’anomalia di una scossa più potente dopo quella dell’Aquila

C’è una grande anomalia in questo terremoto: è la scarsa profondità alla quale si è liberata la potenza accumulata nella roccia. Gli esperti sostengono che la profondità è stata tra quattro e sette chilometri appena, e questo ha portato più facilmente l’onda distruttrice ad abbattersi sulla superficie e provocare disastri. Se l’ipocentro fosse stato più basso il suolo avrebbe attutito meglio l’impatto negativo. Il terremoto di ieri l’altro ha raggiunto i 6 gradi della scala Richter, risultando il sisma più potente dopo quello dell’Aquila del 2009 (5.9 gradi della scala Richter). La causa è lo scontro fra le due placche che hanno dato origine agli Appennini e alle Alpi. Tra il terremoto dell’Aquila e questo non c’è alcun collegamento. Ognuno è stato originato da una propria faglia e le due sono separate tra loro. Tutto il sottosuolo dell’Appennino è spezzettato, basta guardare la striscia rossa che percorre l’Italia centrale nella mappa del rischio sismico. Quando è stata svegliata dalle scosse, la popolazione della Valnerina ha subito capito cosa stava succedendo, come se fossero delle vecchie conoscenze che tornavano a bussare. Forti e lunghe, molti simili a quelle del 1997/98 in Umbria e Marche ma ancora prima come quelle del sisma del 1979 che colpì pesantemente la Valnerina. Colpa della tettonica estensionale, la catena appenninica è in estensione, la parte Adriatica si allontana da quella Tirrenica, alcuni millimetri all’anno. Dicono gli esperti: non sappiamo quando accadrà di nuovo, ma sappiamo che succederà. Per questo bisogna limitare i rischi sistemando il patrimonio immobiliare vulnerabile. Soprattutto va messo in sicurezza in tempo di pace, senza aspettare il prossimo terremoto. La Valnerina insegna.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.