Due esempi costringono il giornalismo italiano a meditare sulla certezza di essere esperti senza esserlo: la JUventus e Nibali hanno vinto malgrado le sentenze di troppi saccenti.
JUventus e Vincenzo Nibali: due esempi inchiodano clamorosamente il giornalismo sportivo (solo quello?) ad un meditato esame di coscienza professionale. Cerchiamo di essere leali con noi stessi, ammettendo che quando si tratta di misurarsi con la forza interiore degli uomini non ci si deve abbarbicare alla presunzione di essere supercompetenti. Non lo si deve soprattutto in nome della scienza o della matematica perché l’uomo, specie quando fa l’atleta, ha talenti capaci di spingersi oltre certi rilievi tecnico-meccanici.
Vediamo i due esempi: lo scorso autunno, quando la Juventus era scivolata al quattordicesimo posto in classifica, molti sedicenti esperti del giornalismo italiano (grossi nomi, naturalmente) si affrettarono a dire, e scrivere, che la squadra di Massimiliano Allegri era chiaramente alla fine di un ciclo. Naturalmente pronosticarono l’esonero dell’allenatore. Sentenziarono dichiarandosi ‘’espertissimi’’ anche perché- sottolinearono burbanzosi- ‘’il conto matematico rivela in modo netto che chi ha perso quattro partite nelle prime dieci, non ha alcuna possibilità logica di vincere lo scudetto’’. Chiesero ad uno di questi soloni munito di tabelle pitagoriche: ‘’Allora la Juventus resterà nei bassifondi della graduatoria?’’. Rispose con sicumera: ‘’No, comunque al massimo potrà arrivare attorno al sesto posto!’’.
Visto? IN certi casi un bel silenzio non testimonierebbe soltanto indispensabile umiltà, ma anche intelligenza. Ripetiamo: non si può pretenderebbe di ridurre l’uomo ad un sofisticato calcolo aritmetico. Specie se in un campo di pallone ci si è andati soltanto stando in tribuna o davanti al televisore.
Stessa cosa si dice per gli esperti fasulli di ciclismo che non hanno pedalato neppure ai giardini pubblici. Dopo le sofferte defaillances di Nibali al Giro, gran parte di questi autosupposti campioncini a due ruote, non hanno esitato un istante a dichiarare ‘’ormai il siciliano è finito’’. Ed ora? Come se la cavano gli viene contestata una gigantesca prosopopea? Nibali, all’indomani del trionfo, è stato molto esplicito: ‘’Ho ritrovato le gambe, che evidentemente ancora avevo, evitando di scervellarmi sui giornali e sulle firme altezzose, ma affidandomi all’affetto della gente che sulle strade ha dimostrato di non avermi abbandonato solo per un paio di tappe andate male’’. Una lezione, un’ulteriore lezione, per chi ignora le risorse di uomini veri feriti da vicende che possono appiedare qualsiasi macchina, specialmente quella meravigliosa ‘’macchina’’ che si chiama uomo.
I veri sconfitti si spargeranno un po’ di cenere sul capo?
RINGHIO