HA UN FUTURO IL CENTROSINISTRA?

di Pierluigi Castellani

Il risultato dei ballottaggi del 28-29 scorsi segna una netta vittoria del centrodestra e la sconfitta del PD e dei suoi alleati. Sorge spontanea una domanda: il centrosinistra si è però adeguatamente preparato per cercare di non subire questa sconfitta? E’ evidente che no. Quel campo largo tante volte evocato non è mai venuto alla luce, l’opposizione è quanto più frantumata e le forze politiche, che dovrebbero porsi il problema di come sconfiggere la destra, sono invece soprattutto impegnate a contendersi il medesimo elettorato con il risultato, che tanti probabili elettori di centrosinistra si sono rifugiati nell’area del non voto sempre in crescita in tutte le tornate elettorali. Da registrare anche che mentre il centrodestra è stato trainato da Giorgia Meloni con il suo governo, dall’altra parte non c’è stato alcun effetto Schlein. Anzi c’è da segnalare, e questo dovrebbe essere oggetto di attenta meditazione, che la conquista solitaria di Vicenza è frutto della tenacia del candidato Possamai, che deliberatamente non ha voluto al suo fianco durante la campagna elettorale  nessuno della dirigenza nazionale del PD. Qualcuno dovrà riflettere in proposito, nella speranza che possa cambiare il modo di porsi della sinistra nei confronti della società italiana. A nulla sono valse in alcuni casi le alleanze con i 5Stelle, a nulla sono stati sufficienti i richiami ai tradizionali cavalli di battaglia del populismo di sinistra, perché è vero che è necessario riconquistare anche quell’elettorato, che pur tuttavia rimane un elettorato di nicchia, senza capacità di espansione in modo tale da far percepire la  sinistra come sinistra di governo. C’è anche da dire che della necessità di battere la destra, il cui vento sta spirando in tutta Europa, non dovrebbe farsi carico solo il PD. E gli altri, Giuseppe Conte , Carlo Calenda, Matteo Renzi si pongono seriamente questo problema o cercano soltanto di ritagliarsi un loro elettorato da spendere poi nel mercato politico senza delinearne i contorni? Ci sono vaste aree che potrebbero avvicinarsi al centrosinistra, e non penso soltanto agli autonomi ed alle partite Iva tanto corteggiate dalla destra, ma ai tanti lavoratori ed al ceto medio, ai quali , ad esempio, il salario minimo, pur necessario per alcuni, non aggiunge molto perché si sentono già garantiti dai contratti nazionali di lavoro e, ove ne abbiano diritto, dalla pensione. Ma tutti questi vedono il proprio potere d’acquisto taglieggiato dalla crescente inflazione , mentre i giovani hanno difficoltà a trovare alloggi dignitosi ,un lavoro non precario ed aver garantito il loro diritto allo studio. Per questo è necessaria una qualche iniziativa che coinvolga tutte le sensibilità, interessate a battere la destra, e che vogliano connettersi con i problemi della società di oggi e con quel bacino elettorale, che potenzialmente vuole sfuggire alle blandizie della destra,  rianimando e dando passione civile a coloro che si sono allontanati ed offrendo progetti  che superino le difficoltà del momento, compresa quella che deriva dalla crescente inflazione ,e ridando speranza a chi ancora vuole credere nella politica. Una politica che non rimanga schiacciata sul presente, che sappia alzare lo sguardo verso un orizzonte più vasto ,tornando a progettare il futuro. Occorre riprendere, perché no, lo spirito dei comitati per l’Ulivo, una stagione troppo frettolosamente relegata nel  passato quando invece, come l’intuizione originaria del PD, è rimasta incompiuta.