IL CREDITO IN UMBRIA

di Pierluigi Castellani

La ricerca effettuata dal Centro Studi Sintesi per conto della CNA  Umbria con la collaborazione dell’Università degli Studi di Perugia ha rilevato quanto già si poteva leggere osservando l’andamento non brillante dell’economia della nostra regione. Infatti mentre sono aumentati i depositi nelle banche la dinamica invece dei prestiti alle imprese dal 2011 al 2019 è diminuita del 30%. Ciò significa che il denaro raccolto dagli umbri viene poi maggiormente  impiegato fuori dal territorio regionale. L’Umbria è quindi sempre più raccolta di denaro che, verosimilmente, andrà ad irrobustire e vivacizzare la dinamica economica di altre regioni. Naturalmente le ragioni possono essere tante, ma tra queste c’è senz’altro un rapporto non positivo tra credito e struttura produttiva umbra. Ci sarà sicuramente una scarsa propensione al rischio di impresa e una scarsa attenzione al bisogno di innovazione nel fare impresa, che invece necessita sempre di informatizzazione e di nuova tecnologia, ma non può essere trascurato il rapporto dialogico tra istituzioni creditizie e territorio. In Umbria, tranne che per la presenza del credito cooperativo, non ci sono più banche umbre legate al territorio, che con le esigenze di questo possono meglio interloquire. La riorganizzazione bancaria, in alcuni casi forse inevitabile, ha visto molte istituzioni bancarie perdere la loro autonomia per passare sotto il controllo di banche non regionali di maggiori dimensioni e forse anche più vivaci. Si diceva che questa riorganizzazione  avrebbe consentito alle istituzioni bancarie di fornire servizi maggiori e più qualificati alla loro clientela, ma è certo che in questo modo è andato perduto quel tessuto territoriale che meglio permetteva un dialogo più ravvicinato tra banca ed impresa, consentendo anche di meglio coordinare la raccolta delle risorse e l’impiego di queste nel medesimo territorio o luogo di raccolta. La verità è che la riorganizzazione bancaria in Umbria è avvenuta nel più completo disinteresse delle istituzioni pubbliche e della politica. Basti riandare con la memoria a quanto avvenuto con l’assorbimento della Banca Popolare di Spoleto da parte del lombardo Banco Desio, che ha visto tra l’altro la polverizzazione dei risparmi di tanti risparmiatori che, tramite la Cooperativa Umbria Servizi, detenevano la maggioranza della Banca Popolare di Spoleto s.p.a. divenuta nel frattempo l’unica vera banca a dimensione regionale. Ora tutto questo è stato spazzato via senza che si levasse la voce o l’attenzione delle istituzioni e della politica. Ma ora, anche in relazione alla necessità di definire l’utilizzo di quanto del ricovery fund potrà ricadere sull’Umbria, è venuto il momento perché, a tutti i livelli, si torni a parlare di nuovo del necessario rapporto tra credito e sviluppo dell’apparato produttivo umbro.