IL GOVERNO MELONI VERNICIATO DI SOVRANISMO

di Pierluigi Castellani

Come previsto Giorgia Meloni, con inusuale rapidità, ha fatto il suo governo, che ora si presenterà alle Camere dove otterrà una fiducia decisamente scontata stante la maggioranza parlamentare che lo sorregge. Si aspettano novità perché è la prima colta che l’Italia viene governata da un governo decisamente di destra in cui si nota la prevalenza numerica di FDI sulla Lega e su FI, le forze che sono state ridimensionate dal consenso che FDI ha saputo conquistare. Ma qualcosa di vecchio c’è, perché la dimensione dell’esecutivo , 24 componenti, sta a dimostrare, che molto ha dovuto lavorare la Meloni per tenere a freno due personalità debordanti come Salvini e Berlusconi, acquietandole nel concedere numerosi posti di governo a loro favore. Ma nonostante la indubbia novità per il nostro paese di una donna premier qualcosa di antico nella conformazione del governo si fa notare. In primo luogo le donne ministro sono solo sei su ventiquattro e poi quel deliberato proposito di cambiare nome ai ministeri, con aggiunte improbabili, fa pensare che Giorgia Meloni, nonostante il suo dichiarato e ripetuto atlantismo ed il suo europeismo, ha ceduto alla tradizione culturale della sua formazione e della stessa forza politica che ha fondato. Quell’aggiungere la sovranità alimentare al Ministero dell’agricoltura, a parte la sua improbabile realizzazione, rimanda a quell’autarchia, che in altri non felici tempi il nostro paese ha dovuto vivere. Così è per il Ministero dell’Istruzione e del merito e quello della famiglia e della natalità, due aggiunte praticamente pleonastiche, perché l’istruzione comprende anche il merito, ma insieme alla funzione educativa complessiva deve annoverare anche la lotta alle diseguaglianze educative e la rimozione delle cause che le generano, e la natalità è certamente un aspetto essenziale della famiglia, a meno che nel primo caso non si voglia sposare del tutto la meritocrazia dimenticando la formazione globale delle giovani generazione che si affacciano alla vita  sociale e nel secondo caso che non si voglia ridurre la funzione della donna alla mera procreazione dimenticando, o riducendo, il percorso della sua definitiva emancipazione. C’è un po’ di nostalgia in questo ? Mi auguro di no, perché nessuno vuole tornare ai littoriali e ridurre la donna a  mera procreatrice di “figli per la patria”. Allora perché queste ridondanze e perché ancora aggiungere la difesa del made in italy a quello che era il Mise con l’incoerente uso della lingua inglese per chi nasce all’insegna del nazionalismo sovranista, e perché cedere al più banale stereotipo, con cui il nostro paese è dileggiato all’estero, creando un Ministero del mare e del sud. Qualcuno infatti ha osservato : perché non aggiungere anche il sole? Insomma qualche sbavatura nella prova di una prima donna premier c’è indubbiamente stata e non la si può negare. Ora però il nuovo governo e così come l’hanno voluto nella loro maggioranza gli elettori italiani. E’ giusto che questo governo venga valutato non dalle semplici intenzioni ma dalle risposte, che saprà dare  ai complessi problemi che il paese deve affrontare.