LA DURA REALTA’ DEL GOVERNARE

di Pierluigi Castellani

Il documento di economia e finanza ( DEF ), approvato recentemente dal parlamento con qualche difficoltà dovuta all’assenza di un gruppo di parlamentari della maggioranza, che ha costretto la Camera a ripetere la votazione, ha rivelato, ogni oltre ragionevole dubbio, che i conti del nostro paese, stante l’alto debito pubblico, consentono pochi margini  di manovra al governo Meloni. Del resto anche la riduzione del cuneo fiscale per i redditi sotto i 35.000 euro approvata dal Consiglio dei Ministri il 1° maggio  è per ora valida  solo fino al 31 dicembre di questo anno. La promessa è che questa misura diverrà strutturale ma non sono indicate le risorse con le quali potrà essere assicurata. Quindi ancora una volta una promessa propagandistica volta soprattutto  a togliere la scena ai sindacati, che del 1° maggio hanno sempre fatto la loro bandiera. Ma questa promessa si aggiunge alle tante altre, come la riduzione delle tasse attraverso una generalizzata flat tax , l’assicurazione del cosiddetto “fisco amico”, che in sostanza consisterà in ulteriori rinvii e condoni fiscali, e le tante riforme ancora di là da venire. Sembra quasi che il governo continuando con slogan propagandistici voglia oscurare e nascondere le difficoltà che il paese ha di fronte se non cercherà seriamente di sciogliere alcuni nodi come imposto anche dall’UE. Innanzi tutto ci sono l’attuazione delle riforme della concorrenza e della giustizia, che vengono sempre allontanate nel tempo. E poi c’è la grande questione del PNNR, che assicura le uniche vere risorse che il paese ha a disposizione per avere sviluppo e crescita. Il 2026, ultimo termine imposto dalla commissione europea è vicino e non mancano anche nel governo voci dissonanti perché qualche forza della maggioranza ogni tanto mette in discussione la possibilità di utilizzare tutte le risorse con la motivazione, che comunque una parte consistente di esse è a debito e non gratuita. E questa considerazione si sposa con il continuo rinvio , oramai del tutto ideologico, della ratifica da parte dell’Italia, unico paese a non averlo ancora fatto, del trattato europeo che istituisce il meccanismo salva stati ( MES ), impedendo così ad altri paesi di utilizzarlo nel caso ne avessero bisogno. E così di rinvio in rinvio l’Italia rischia di apparire l’anello debole dell’ Europa, compromettendo la credibilità fino ad ora conquistata. Ma la durezza del governare non impatta solo sulla maggioranza, che comunque nel frattempo sta occupando ogni casella e poltrona disponibile, perché impone anche all’opposizione una buona dose di realismo. E non c’è solo la divisione delle forze di minoranze  in tre o quattro posizioni diverse, che impedisce la formazione di una credibile alternativa di governo,. Ci sono anche le modalità con cui viene fatta l’opposizione. Anche il PD della Schlein sembra ancora attardarsi nell’agitare le piazze e non  a produrre disegni e proposte alternative . Ed in questo modo il PD non si accorge che, nonostante l’approssimazione del governare, la Meloni con quest’ultima misura porterà, anche se per ora per pochi mesi, dai 50 ai 100 euro mensili nelle tasche degli italiani con reddito basso, che pur se non consentono il recupero intero dell’inflazione, sono comunque qualcosa per chi ogni giorno deve fare i conti con il crescente costo del carrello della spesa. E’ evidente che queste misure non cambieranno di molto la vita degli italiani, ma proposte diverse dove sono, come si costruisce un’alternativa credibile al governo della destra?  E’ giunta l’ora per l’opposizione di prendere atto, che la dura realtà del governare non interroga soltanto la maggioranza di governo.