LA PIAZZA DEI 5STELLE E IL PD

di Pierluigi Castellani

Il Movimento 5Stelle è tornato in piazza, ha rispolverato il populismo delle origini a cui non è neppure mancato il ritorno di Beppe Grillo sul palco con le sue invettive e le iperboliche esternazioni, che in questo caso hanno fatto discutere perché evocare i passamontagna, che rimanda ad un doloroso e tragico passato del nostro paese, non è stata una trovata proprio azzeccata. E Giuseppe Conte, oramai uscito da Palazzo Chigi, avendo dismesso l’abito scuro con la pochette nel taschino della giacca,  in tenuta da descamisados più che un capo partito sembra diventato un capo popolo fermo ancora al vecchio populismo, che ha dato sostegno e voce all’antipolitica da quel ceppo generata. Inoltre i 5Stelle ,a guida Conte, sembrano essere tornati alle ambiguità ed  alle incertezze sulla politica internazionale, che il Movimento ha sempre avuto.  Ed allora come conciliare il Conte presidente del consiglio, filo europeista ed atlantico tanto da essere chiamato amichevolmente da Donald Trump ” Giuseppi” , con il pacifismo ad oltranza e con la presa di distanza dalla posizione europea ed atlantica sull’aggressione della Russia all’Ucraina ? Appare poi anche sempre più velleitaria la proposta politica dei 5Stelle, tornati a rispolverare vecchi cavalli di battaglia, che, pur in parte condivisibili come il salario minimo ,la lotta al precariato ed alla povertà, mancando di realistiche proposte per essere  finanziati, appaiono molto fragili ed inadatti a costruirci sopra una realistica proposta di governo. Sorge allora spontanea una domanda: che ci faceva allora Elly Schlein, segretaria di un partito nato per ambire al governo del paese, in quella piazza? Certamente il suo abbraccio a Conte può essere derubricato a semplice gesto di cortesia verso il capo di una forza di opposizione con la quale si spera di poter intessere, prima o poi, un serio dialogo per costruire un’ alternativa al governo della destra, ma rischia di apparire invece una sorta di cedimento al grillismo di maniera senza rimarcare la differenza di una forza politica, come il PD, nato invece con ben altre ambizioni e molto lontano da quel populismo di maniera, che riconduce i 5Stelle al qualunquismo di quando si dichiaravano orgogliosamente di non essere né di destra né di sinistra.  Tutto queto mette in luce tutta  l’ambigua incertezza che la Schlein mostra su i temi caldi che il PD si trova a dovere affrontare. La segretaria del PD su molte questioni sembra sfuggire, risfoderando il consueto “sì ma anche”. Basta riferirsi ad alcune questioni scottanti su cui il PD dovrà prima o poi definire  una sua credibile posizione. La Schlein appare non condividere le sue personali convinzioni con  quelle della maggioranza del suo partito, riguardo, ad esempio, al termovalorizzatore a Roma, all’utero in affitto,  ad una chiara collocazione del partito nello scenario internazionale, ad un modo di fare opposizione che non si può ridurre a pregiudiziali no senza definire qualcosa di alternativo come sulla recente questione dell’abolizione del reato di abuso di ufficio, contenuta nella proposta Nordio, e che trova i sindaci del PD su posizioni diverse da quella della Schlein. C’è alla fine una questione di fondo, che affiora di continuo e cioè la non coincidenza del risultato delle primarie con il risultato scaturito dalla consultazione interna al partito in occasione dell’ ultimo congresso. Ciò sta producendo un’ evidente contraddizione e difficoltà, che soltanto un serio e costruttivo dibattito all’interno del partito può sanare. Solo un PD, saldo ed unito anche nel suo pluralismo, può riuscire a costruire una seria alternativa al governo di  Giorgia Meloni. E senza dimenticare che l’alternativa non può che essere di centrosinistra e non soltanto di sinistra, che ricondurrebbe il PD nel ghetto di una perenne opposizione , richiudendolo nella nicchia di una sinistra velleitaria e senza prospettive.