LA POLITICA PRIGIONIERA DEL POPULISMO E DEL SOVRANISMO

di Pierluigi Castellani

La destra al governo continua con la sua narrazione dell’Italia  come di un paese, che sta vivendo un’era nuova tale da riscattare tutti i mali possibili degli ultimi anni. Tutto il negativo viene addebitato ai governi precedenti come se alle dinamiche, che li hanno caratterizzati, non avessero contribuito anche alcune forze politiche della maggioranza ora al governo. Tutto il positivo è invece frutto del governo Meloni : l’occupazione in aumento, la decrescita dell’inflazione, la crescita, per la verità molto contenuta, del PIL e, dulcis in fundo, il credito internazionale dell’Italia, che non sarebbe mai stato alto come ora. Ma è proprio così? Basta esaminare la manovra di bilancio, approvata in questi giorni, con occhi non disattenti per confutare questa tesi. La manovra non fa che prorogare di un anno ancora i bonus fiscali per i redditi medio bassi già introdotti dal governo Draghi e il rallentamento dell’inflazione non consente certamente di recuperare la perdita di valore dei salari già falcidiati in precedenza. C’è poi il fatto, che viene abilmente nascosto agli italiani, che i bonus fiscali sono mantenuti ricorrendo al deficit, cioè aumentando di 15 miliardi il debito, che già grava il bilancio statale. Questo per il nuovo patto di stabilità, approvato in sede europea anche dal governo Meloni, non sarà più possibile dal 2025 in poi. Ed allora dove verranno trovate le risorse necessarie per mantenere nei bilanci delle famiglie italiane almeno la diminuzione del cuneo fiscale approvata  all’epoca del governo Draghi ? In quanto poi alla credibilità internazionale dell’Italia il governo Meloni, bocciando la ratifica delle riforma del MES, se l’è giocata alla lotteria di capodanno. La mancata ratifica  del trattato del MES isola l’Italia dagli altri 19 paesi dell’ Eurogruppo ed evidenzia, come mai sarebbe stato possibile, che la politica italiana è prigioniera degli slogan di cui si è nutrita, e continua a nutrirsi, la perenna campagna elettorale in cui siamo immersi. Il DNA di queste forze politiche è  il nazionalismo esasperato, che al populismo si accompagna. Ma il populismo non anima solo la politica della destra di FDI e della Lega, tanto che al voto contrario al MES della destra si è aggiunto quello dei 5Stelle, che proprio del populismo dell’antipolitica si sono  nutriti. Giuseppe Conte, che oramai guida i grillini in modo solitario ed incontrastato, si è riscoperto, pur in una dura polemica con Giorgia Meloni, quell’avvocato del popolo sorto dal nulla sull’onda del populismo di Grillo ed ha mandato in frantumi, almeno per ora, ogni ipotesi di costruzione di una credibile alternativa all’attuale governo. Del resto la Meloni, impegnata in un duro confronto a destra con il debordante Matteo Salvini, per paura di perdere voti ha rinnegato in un sol colpo tutte le sue amicizie costruite in Europa, per ritrovarsi alla stregua di tutti i sovranismi, come quello di Orban e degli spagnoli di Vox, che nulla hanno a che fare con il salotto buono di Ursula von der Lein in cui la Meloni aveva cercato di accomodarsi. Il voto sul MES ha fatto riemergere tutte le pulsioni anti euro ed anti UE, che sembrano rimaste sopite nella destra italiana. E’ evidente che con il populismo ed il sovranismo l’Italia non potrà fare alcun passo in avanti ed il sogno di un’Europa all’altezza delle sfide geopolitiche di oggi si allontana sempre di più.