Ospedale di Foligno, medici e cittadini chiedono certezze per il futuro: “La qualità va riconosciuta”

FOLIGNO – Quale futuro per l’ospedale di Foligno? Se lo chiedono in tanti nella terza città dell’Umbria, alla luce del processo di riorganizzazione in atto nella sanità nazionale e umbra della sanità umbra. A domandarselo sono soprattutto i medici e gli operatori del nuovo San Giovanni Battista, dieci anni compiuti da poco, che ogni anno assistono migliaia di pazienti, erogando prestazioni di qualità per utenti provenienti da tutta l’Umbria e non solo. Il 12 febbraio lo hanno fatto pubblicamente, in un confronto organizzato da Cisl Medici e Aaroi.Emac (Anestesisti ospedalieri italiani) in collaborazione con Cgil e Cisl comparto, al quale hanno preso parte il segretario generale regionale Cisl Medici, Stefano Stefanucci, il segretario intersindacale Giuseppe Giordano, il direttore generale Usl Umbria 2, Sandro Fratini e sono intervenuti anche il sindaco di Foligno, Nando Mismetti, e l’assessore regionale alla sanità, Luca Barberini.

Il messaggio lanciato dagli operatori sanitari, che rivendicano un ruolo da protagonisti nelle scelte legate al futuro della struttura, è stato chiaro: nel processo di riorganizzazione dell’offerta sanitaria regionale, occorre tener conto della qualità delle strutture e delle prestazioni erogate, coinvolgendo le professioni sanitarie a tutti i livelli.
“Il presidio ospedaliero di Foligno è il terzo a livello regionale – hanno sottolineato Francesco Paolo Cappotto della Cisl medici e Alvaro Chianella dell’Aaroi.Emac – e ha un livello di prestazioni erogato nella varie specialità mediche, chirurgiche e dei servizi che sarebbe auspicabile mantenere anche in previsione di un’integrazione con altre realtà sanitarie, compresa quella di Spoleto”. FullSizeRender (49)
La rilevanza qualitativa e quantitativa del nosocomio folignate è ben descritta dai dati: nel 2015, sono stati 48.100 gli accessi al Pronto Soccorso, rispondendo nell’area medica a 4866 utenti in regime di ricovero e svolgendo 118970 servizi di radiologia; sono stati trattati 2.191 pazienti in chirurgia generale, vascolare, toracica bariatrica e senologica, 1.089 in ortopedia e 690 in day surgery e 4.906 in regime di chirurgia ambulatoriale.
“Dati che – è stato evidenziato durante il dibattito – rispondono già alle esigenze di un bacino di popolazione vasto, che è però destinato ad aumentare con la prossima apertura della nuova Stradale 77, che porterà a un presumibile afflusso di pazienti anche dalla zona appenninica marchigiana, area sottoposta ad un progressivo ridimensionamento dei servizi ospedalieri e dell’offerta sanitaria complessiva”.
“Sarebbe quindi giusto valorizzare realtà sane come quella di Foligno – hanno chiarito i dottori Cappotto e Chianella – in un contesto di rete che s’immagina articolato come hub spoke, superando quindi la logica di autoreferenzialità, favorendo laddove possibile l’integrazione dell’esistente e rendendo centrale il paziente con le sue esigenze”. Nella ridefinizione del piano sanitario saranno, infatti, rimodulate le competenze su una serie di parametri ministeriali. “Ma Foligno potrebbe essere a rischio ridimensionamento – hanno concluso – qualora la rete regionale non riesca a tener conto di storiche competenze, verificate periodicamente da strutture terze. Risultati riscontrabili sia nei dati che nei volumi”.

Rassicuranti le parole dell’assessore Barberini, secondo il quale “Foligno per storia, dimensioni, professionalità e competenze espresse dovrà essere centro di riferimento della regione e guardare oltre i confini regionali, ma va riorganizzato pensando a una rete di emergenza vera, attiva 24 ore al giorno, 365 giorni l’anno. Da prevedere anche la collaborazione con l’ospedale di Spoleto, come un grande corridoio a 4 corsie per la sanità umbra.”.
Barberini ha descritto il complesso quadro generale in cui avviene la riorganizzazione della sanità umbra, “segnato da minori risorse e completamente cambiato dal punto di vista sociale” ed evidenziato che “l’Umbria ha una buona sanità ma va adeguata alle nuove esigenze mettendo al centro di ogni proposta i bisogni del cittadini”.
“Dobbiamo promuovere un nuovo modello – ha detto ancora l’assessore – con un sistema sanitario che non può più essere ‘ospedalocentrico’, come negli anni Settanta, cioè basato su tanti piccoli ospedali che funzionano male, perché ne va dell’appropriatezza delle prestazioni erogate e perché al livello nazionale sono stati individuati nuovi standard ospedalieri che ci impongono di razionalizzare per garantire qualità e sicurezza. Ad esempio un reparto di ostetricia è ritenuto appropriato fra i 150mila e i 300mila abitanti e l’Umbria ne ha 900mila, stessa cosa per quanto riguarda l’urologia; la chirurgia è adeguata tra i 100mila e i 200mila abitanti (nella nostra regione ne abbiamo 14); la cardiologia fra 150mila e 200mila mentre la cardiochirurgia fra 600mila e 1 milione e 200mila persone. Vanno allora riconvertiti alcuni presidi ospedalieri minori ed enfatizzati i grandi ospedali umbri, va quindi potenziata la rete dell’assistenza sanitaria territoriale con un ruolo diverso dei medici di base, dei distretti, dei dipartimenti, dei consultori, delle farmacie di servizi. Si tratta di cambiamenti finalizzati a rispondere meglio alle necessità della comunità: in questi primi otto mesi di assessorato, ho notato da parte della cittadinanza e del personale sanitario grande voglia di costruire insieme un nuovo modello di sanità più vicina alle persone”.IMG_7896

Sul futuro dell’ospedale di Foligno si è espresso anche il sindaco della città, Nando Mismetti, evidenziando che “l’integrazione con Spoleto è necessaria per il quadro generale in cui siamo ed è da ciechi non ipotizzare un unico ospedale con due sedi e questo comporta scelte precise: a Foligno urgenze ed emergenze e a Spoleto le attività programmate. Dobbiamo avere il coraggio di fare tutti insieme questa scelta, prima che vengano imposte opportunità diverse”.

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