Pd Perugia, ora è scontro sul commissariamento: “Si convochi l’assemblea”

Il dato è tratto e non sono ammessi ripensamenti. Da oggi il Partito democratico di Perugia è commissariato con una decisione alla Giulio Cesare, almeno così la pensano alcuni dei membri dell’assemblea dem del capoluogo umbro. Non è dello stesso avviso il segretario regionale Tommaso Bori che rivendica la correttezza e legittimità della scelta. La Bistocchi, a sua volta, si è già messa in moto perché ” il Pd deve cambiare marcia e recuperare terreno”. Una considerazione che ha tutto il sapore di una presa di distanza rispetto a quanto avvenuto negli ultimi mesi. Nello stesso tempo però manda un segnale di distensione e conseguente ritorno alla normalità. “Lavorerò – spiega la Bistocchi – insieme agli altri soggetti rimasti in carica, il presidente dell’assemblea comunale e il tesoriere, con i quali condurrò una gestione collegiale, a cominciare dalla segreteria uscente, perché tutti dobbiamo continuare ad avere cittadinanza e dare il proprio contributo”. Un pò come le suggerisce lo stesso Bori che invita la neo commissaria a “utilizzare tutti gli strumenti che reputerà idonei al fine di garantire la massima condivisione e collegialità, a partire dai segretari di circolo”. La Bistocchi ora dovrà affrontare una agenda complessa in cui si incroceranno idee e proposte diverse. Dovrà decidere, ad esempio, se far votare la candidatura di Vittoria Ferdinandi all’assemblea cittadina oppure disinteressarsi completamente dell’organo più importante del partito. Difficile pensare ad una scelta così importante senza una maggiore condivisione. Lasciare gli eletti, e quindi la base del partito, nel buio metterebbe a rischio le stesse regole democratiche. Lo stesso segretario Bori, che si è assunto la responsabilità della decisione, ha tutto l’interesse a non traumatizzare ancora di più il partito perché le elezioni comunali e regionali sono vicine. L’incapacità o disinteresse a discutere delle scelte e dei contenuti su cui si impegnerà il partito rischierebbe di minare quella coesione necessaria ad affrontare la prossima campagna elettorale. Difficile pensare all’appuntamento di giugno senza una vera condivisione dell’intera comunità dem.