Coronavirus, otto settimane fa l’ ultimo weekend che ha cambiato l ‘ Umbria. Tra sette giorni verso la normalita’.

Sembra quasi un film in cui gli umbri si muovono in cerca di una via d’uscita. Il primo fotogramma risale a otto settimane fa, quando l ‘ epidemia non era ancora pandemia, la diventerà  l ’11 marzo. Prima il Covid-19 era un problema lontano come la Cina, approdato in Italia con due turisti partiti da Wuhan dei quali fu ricostruita ogni tappa del viaggio concluso all’ospedale Spallanzani di Roma. Per gli umbri quel virus era ancora un problema lontano , magari confinato  a qualche cittadina del nord fin qui sconosciuta alla maggioranza dei perugini e ternani: Codogno, Vo’ Euganeo, Alzano, Nembro.  Da lì veniva il ” paziente 1″, che forse non era lui. Un problema per gli abitanti del posto, pareva alla maggioranza dei tifernati, folignati o spoletini. Poi il 5 marzo giunse l ‘ ordine di chiudere le scuole di ogni ordine e grado su tutto il territorio nazionale. Ma ancora per molti il coronavirus era lontano, riguardava altri. Anzi con la chiusura delle scuole qualcuno pensò bene di fare qualche giorno di vacanza, magari sulla neve. E il virus poté correre più veloce, anziché  frenare ( diversi sono stati i casi di umbri tornati positivi dalle località sciistiche). Fu però  l ‘ultimo fine settimana di libertà. L’ ultimo in cui si giocò  a calcio, Juventus – Inter 2 – 0. Tra l ‘8 e il 9 marzo, il premier Giuseppe Conte annunciò l’ estensione della zona rossa a tutta la Lombardia, poi all ‘intero paese. La parola d ‘ ordine era ” Io resto a casa”; iniziò la corsa a scappare dal nord per tornare a casa prima del blocco, tanti studenti umbri lasciarono Milano per rientrare a Perugia e nelle altre città della Regione. In politica si assistono a scene poco edificanti,  Matteo Salvini esortava ad affollare bar e discoteche d ‘Italia per ribellarsi all’idea di paese ”  lazzaretto  d ‘ Europa “; salvo  invocare, dodici giorni dopo,  chiusure più  ferree di quelle stabilite dal governo. Nicola Zingaretti, segretario del Pd, aveva sorriso in un tweed milanese dove brindava  in compagnia: ” Non perdiamo le nostre abitudini, non possiamo fermare Milano e l ‘ Italia “. Poi sarà  costretto a restare in casa per aver contratto il coronavirus.  A quel punto tutti siamo stati costretti a prendere consapevolezza della gravità  della situazione, umbri compresi. Costretti  a camminare intorno all’ abitazione, per fare un po’  di movimento, dopo che sono stati chiusi anche i parchi pubblici per evitare gli assembramenti; o a uscire un genitore alla volta. Gli umbri però  sono stati bravi, disciplinati e responsabili. Anche per questo loro comportamento oggi la nostra regione può  avviarsi verso la normalità con fiducia. Certo fra sette giorni non è  il liberi tutti. Il coronavirus fa ancora paura, ci aspettano ancora sacrifici. La prova dell’ emergenza da coronavirus è  stata durissima e ancora non è  finita. La parola d ‘ordine è  gradualità,  dobbiamo andare a gradi per non mettere a rischio le tante cose buone ottenute . Ma gli umbri lo sanno bene, il virus  non è  più  un problema lontano , lo hanno conosciuto e combattuto. Sanno anche bene che le ” nuove ” libertà  rappresentano non un punto di arrivo ma di partenza.