Covid, in Umbria l’indice Rt allo 0,3 : infezioni tendono a decrescere. Rischio rilassamento.

Purtroppo  in diverse regioni si sta assistendo ad un certo rilassamento, come se l’epidemia e i suoi 35.000 morti fossero un ricordo lontano e irripetibile. Invece no, è  ancora qua come raccontano gli ultimi dati e le centinaia  di focolai  che si infiammano e si spengono senza soluzione di continuità.  Non è solo colpa degli stranieri provenienti da paesi infetti. Siamo ancora molto lontani dal traguardo ” pazienti zero “. Per fortuna in Umbria la situazione va nettamente meglio, malgrado le oscillazioni dell’ultima settimana dove si sono registrati 11 nuovi casi. Buone notizie arrivano anche dal monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità  del periodo 13-19 luglio con l’ Umbria che conserva l’indice Rt abbondantemente sotto 1, esattamente allo 0,3. Ricordiamo che Rt indica il numero medio di infezioni  generate da una persona infetta. Se una regione ha un valore inferiore a 1 le nuove infezioni tenderanno a decrescere; se, invece,  più supera 1, tanto più  rapidamente aumenterà il numero dei contagi. Per questo il dato dell’Umbria è più che positivo anche in considerazione del fatto che ormai da settimane la nostra regione risulta tra le migliori d’Italia. Ottengono risultati lusinghieri il Molise e la Calabria  con un indice Rt zero,  Trento con 0,38 ; Abruzzo 0,5 ; Sardegna 0,32 ;  Valle d’Aosta 0,1 ; Friuli 0,71; Basilicata 0,06 . Nelle ultime 24 ore solo tre regioni non hanno registrato nuovi casi positivi: Umbria, Basilicata e Valle d’Aosta. Purtroppo le cose vanno peggio in Lombardia (Rt 1), Emila Romagna ( 1,14 ), Veneto ( 1,18 ), Piemonte ( 1,07 ), Liguria ( 1,o6) e Lazio ( 1,04 ). La Toscana, invece, è scesa sotto 1, esattamente 0,99.  La situazione però è delicata per tutti in quanto i focolai sono stati una centinaia  dall’inizio delle riaperture di maggio. Tutti circoscritti,  la maggior parte di minore entità e già spenti. A luglio però le cose sono andate peggio , ce ne sono stati il doppio rispetto a Giugno. L’ Italia è sostanzialmente divisa in due, netta predominanza  di focolai al Nord. Un dato curioso è emerso dall’ultimo monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità: le province che si affacciano sul Tirreno sono più interessate al fenomeno rispetto a quelle dell’ Adriatico.