Possibili nuove regole per Natale, l’Umbria rischia: sopra la soglia critica per ricoveri e terapie intensive.

Non ci sarà sicuramente alcun liberi tutti ma se la situazione migliorerà allora allentamenti e deroghe saranno possibili.  A partire dal 3 dicembre , con uno scenario di rischio meno grave, potrebbero cambiare alcune regole per lo shopping e per i giorni festivi, a patto che la curva epidemiologica sarà davvero nella fase di discesa. Alcune deroghe rispetto alla serrata di bar e ristoranti e all’orario  di apertura dei negozi  per dare fiato alle attività economiche nel periodo che certamente è uno dei più redditizi dell’anno. L’ipotesi è quella di prevedere nuove chiusure intorno al 22-23 dicembre, subito prima delle feste. E’ questa l’idea del governo che sta prendendo piede proprio in queste ore. Certo sarà consentita in tutte quelle regioni dove lo scenario di rischio sarà meno grave. Scontato il divieto per feste e cenoni con persone di nuclei famigliari diversi, e si cercherà di evitare in ogni modo gli spostamenti verso quelle regioni dove i contagi sono elevati proprio per evitare gli errori della scorsa estate.  E l’Umbria ? La nostra regione deve fare uno sforzo maggiore se non vuole correre rischi di restare fuori da questa “apertura”.  L’Agenzia per i servizi sanitari regionali ( Agenas) proprio ieri ha diffuso i dati sulla situazione e quella dell’Umbria presenta troppe criticità. Attualmente in Italia il 42% dei posti in terapia intensiva è occupato da pazienti Covid. La soglia critica del 30%, individuata dal decreto del Ministero della Salute , è quindi superata ma in alcune regioni siamo addirittura sopra il 50%. E’ proprio il caso dell’Umbria dove il 55% dei posti in terapia intensiva è occupato da pazienti Covid. Dopo la Lombardia (64%), Piemonte (61%) e provincia di Bolzano (57%), quello dell’Umbria è il dato peggiore a livello nazionale. Basta pensare che le regioni confinanti registrano una percentuale molto migliore: 32% Lazio, 45% Marche e 47% Toscana.  Ma c’è un altro dato preoccupante che riguarda i posti nei reparti di medicina di area non critica, quelli occupati da pazienti Covid, ovvero quelli principalmente di malattie infettive, pneumologia e medicina interna.  La soglia critica del 40% risulta superata in alcune regioni,  tra queste c’è anche l’Umbria.  Nella nostra regione siamo al 50%, la Toscana al 41%, Lazio 49% , Marche 52%. Insomma nei due parametrici che riguardano maggiormente il sistema ospedaliero l’Umbria  sta sopra abbondantemente la soglia critica. Una situazione che si trascina da tempo, più volte denunciata dagli operatori sanitari.  Solo una decina di giorni fa , attraverso un post-denuncia su Facebook, Maurizio del Pinto – responsabile della Terapia intensiva di cardiologia dell’azienda ospedaliera di Perugia – riportò sul proprio profilo social la storia di una conoscente , che si era rivolta a lui per un consiglio. Dal post del professionista in servizio al Silvestrini, emerge che alla donna era stato negato il tampone ” si è isolata in casa con il suo compagno”, chiedendo il test anche per lui, ricevendo la medesima risposta. ” Tanto è asintomatico”, le avrebbe detto. E a lui, asintomatico convivente di una probabile positiva diagnosticata al telefono, non resta che prendere le ferie per non tornare al lavoro e rischiare di contagiare i suoi colleghi. Non basta, perché secondo il post del cardiologo ” sia lei che lui forniscono i nomi dei contatti degli ultimi 5 giorni. Risposta: non ci interessa, tanto non li contatteremo. La triste conclusione del medico perugino è che ” ormai siamo soli”, con critiche alla gestione del tracciamento in Umbria, parlando di ” situazione fuori controllo”.