L’infettivologo perugino Menichetti esulta per la cura monoclonale ma le regioni sono ferme. L’ Umbria è passata da 17 a 10 dosi

Il primario di malattie infettive dell’Ospedale di Cisanello a Pisa è un perugino molto conosciuto nel capoluogo umbro, Francesco Menichetti. Un professionista stimato dai colleghi di ogni parte d’Italia e impegnato nella lotta contro il Covid . Menichetti, che quando può torna sempre volentieri a Perugia, è stato da sempre un convinto sostenitore della cura monoclonale. Proprio nella sua clinica è stato sperimentato per la prima volta in Italia il monoclonale di AstraZeneca, la somministrazione si è poi estesa in tutta la Toscana dopo l’arrivo dei monoclonali della Eli Lilly. E’ soddisfatto Francesco Menichetti perché con i suoi occhi ha visto il successo della cura monoclonale: ” Li abbiamo somministrati a 22 pazienti, sono tutti guariti”. Del resto il medico perugino ha trovato la conferma che cercava ma di cui era sicuro. L’entusiasmo di Menichetti si ferma però davanti ai dati che emergono dalle altre Regioni. Se il Veneto con 372 dosi e il Lazio con 282 dosi vanno di corsa, non si può dire per il resto delle Regioni. Tanto è vero che le 38 mila dosi acquistate, restano ancora per la gran parte nei frigo. Sono i dati del monitoraggio dell’Aifa sui ” Centri abilitati mAb Covid-19″, che sono le strutture sanitarie autorizzate al trattamento dall’inizio di marzo. Il dato è chiarissimo: finora le Regioni hanno utilizzato una quantità di dosi minima rispetto ai farmaci distribuiti. Insomma, i ritardi sono notevoli. L’Italia ha acquistato 40 mila dosi ma fino a questo momento ne sono state utilizzate appena due mila. Eppure si tratta dell’unica cura autorizzata al mondo contro il Covid-19. Certo è che il sistema sta evidenziando una vera incapacità nell’utilizzarle. Le dosi vengono distribuite non per numero di popolazione ma esclusivamente in base al fabbisogno terapeutico dei pazienti “eleggibili” al trattamento: persone a rischio con sintomatologia da lieve a moderata, precocemente diagnosticata. Quindi le dosi vengono assegnate in base all’andamento dei contagi e alla tempistica messa in campo dalle Regioni. In sette Regioni nell’ultima settimana le prescrizioni sono addirittura calate: l’Umbria, ad esempio, è passata da 17 a 10. Per molti tutto ciò appare inspiegabile, difficile da capire. Ancora più incomprensibile è se le dosi restano nei frigo.