Alla Perugina 51 operai desistono e lasciano l’azienda
PERUGIA – L’incertezza lavorativa e un futuro appeso a un filo sembrano essere state le motivazioni che hanno spinto cinquantun operai della Perugina a un’uscita volontaria dall’azienda dietro un corrispettivo di sessanta mila euro come incentivo a quello che si potrebbe definire una sorta di licenziamento indotto. Tale situazione ancora poco limpida è la conseguenza di un incontro tenutosi a Milano tra sindacati e il gruppo dirigente di Nestlé Italia. Si sa che i 364 esuberi, cui ora si dovranno decurtare i nuovi ex dipendenti Perugina, sono ancora in attesa di capire quale sarà il loro futuro. Dati alla mano, si stanno facendo i conti per individuare le persone che potrebbero andare in pensione. Si parla anche di circa centocinquanta maestranze che potrebbero invece passare a un lavoro part-time. Altro punto da non sottovalutare è legato al rilancio della produzione in particolare del Bacio da esportare in nuovi mercati quali Cina, Brasile e Nord America. Ma la ristrutturazione cui starebbe andando incontro la Nestlé a livello europeo determinerà conseguenze anche per l’Italia e inevitabilmente per lo stabilimento umbro della Perugina, dove il quaranta per cento dei volumi complessivi prodotti, che si aggirano intorno alle 24mila tonnellate, hanno il marchio Nestlé. È vero che il colosso svizzero del cioccolato ha ribadito di voler investire sessanta milioni di euro per rilanciare la produzione in Umbria, ma la revisione globale del business intrapreso da Nestlé Europa potrebbe avere ripercussioni impattanti anche sulle sorti dello stabilimento umbro. Ora si dovrà aspettare il prossimo incontro previsto in Svizzera il 27 e il 28 novembre nel corso del quale la multinazionale dovrà presentare un piano di riorganizzazione della produzione del cioccolato in Europa. E quando dal prossimo luglio finiranno anche gli ammortizzatori sociali, allora la situazione diventerà davvero insostenibile. Si auspica soltanto che a quella data le decisioni prese sui piani alti possano dare garanzie per i dipendenti coinvolti che, insieme alle loro famiglie stanno vivendo momenti di sconforto per l’incertezza del loro futuro.