Ast, i sindacati temono un passo “falso” del Governo, al via il tavolo al Mise
TERNI – Ha preso il via questa mattina il tavolo al Mise sull’ast. C’è aspettativa per una riunione che potrebbe essere cruciale per la trattativa. Intanto i sindacati temono un accordo Governo-Ast che sostanzialmente tenga fermo il disegno di ridimensionamento. Fiom, Fim, Uilm, Fismic e Ugl lo hanno detto chiaramente ieri mattina nel corso di una conferenza stampa. Alla vigilia del nuovo tavolo al Mise, i rappresentanti dei lavoratori hanno manifestato il timore che tra la Thyssen e il Governo possa raggiungersi un’intesa che accolga il piano di ristrutturazione presentato da Lucia Morselli il 17 luglio magari addolcito nei tagli, nell’organizzazione e nella tempistica ma nella sostanza in linea con il disegno di ridimensionamento che trasformerebbe il sito in pochi anni in un laminatoio a freddo.
Al di là delle dichiarazioni del premier Renzi, Fiom, Fim, Uilm, Fismic e Ugl temono di ritrovarsi con “il pacco” confezionato da altri e altrove. Nello stesso tempo guardano con preoccupazione alla riunione di oggi al Mise. Un appuntamento considerato centrale nella vertenza.
Fiom, Fim, Uilm, Fismic e Ugl hanno spiegato che i sindacati sono pronti a tornare alla mobilitazione dei lavoratori e dei cittadini se dall’appuntamento di domani non emergeranno elementi nuovi che possano portare alla modifica del piano industriale della multinazionale tedesca, presentato il 17 luglio scorso. In particolare i sindacati hanno sottolineato che ad esclusione del 4 settembre scorso, quando il ministro Federica Guidi aveva convinto l’azienda a revocare le azioni unilaterali, tra cui i 550 esuberi, “il Governo ha fatto un passo indietro, svolgendo oggi una funzione di arbitro, senza intervenire direttamente nella trattativa, lasciandoci nelle mani della multinazionale”.
I sindacati hanno rilanciato la loro contro proposta.
Secondo le cinque sigle, “con la lotta agli sprechi e il miglioramento dell’efficienza si può intervenire per recuperare risorse, a cominciare dalle materie prime, che costano un miliardo e 800 milioni di euro l’anno, e dall’energia, che ha un costo pari a 155 milioni di euro l’anno”.