Commercio ancora in un vicolo cieco. Ma c’è voglia di ripartire

NORCIA – Sebbene le difficoltà sul fronte del commercio in Valnerina e più specificatamente a Norcia, c’è voglia di ripartire. A tracciare un’analisi dell’attuale situazione delle imprese del territorio è il presidente di Confcommercio Valnerina, Alberto Allegrini, che evidenzia le criticità che sono emerse a un anno dal terremoto e che ancora perdurano. Un’attività economica ancora al palo e delle prospettive di crescita per superare l’inverno ancora molto deboli. C’è mancanza di fiducia anche perché l’estate che doveva rappresentare quel trampolino per rilanciare vendite e far ripartire il commercio in realtà non ha portato i risultati attesi. E anche l’anno scorso, a causa degli eventi sismici del 24 agosto, la stagione 2016 si è chiusa in anticipo. Come nel resto dell’Umbria, ci sono micro-aziende che hanno utilizzato i propri risparmi per sopravvivere e mandare avanti le famiglie. Ma ora sono al collasso e i negozianti si interrogano su come fare per ripartire. E c’è da attendersi il peggio per la prossima stagione invernale. Sono numerose le imprese del territorio che stanno in ginocchio e non sanno neanche che fine faranno. «Abbiamo paura» sostiene Allegrini senza mezzi termini, perché «nonostante gli annunci, il governo centrale non si è ancora preoccupato di risolvere le questioni che riguardano le agevolazioni fiscali. Ad esempio se noi le tasse le dobbiamo pagare o no, visto che siamo senza reddito da un anno». Il punto da chiarire è sempre lo stesso: «Un’attività che riapre oggi dove trova le risorse economiche e morali per affrontare le stesse spese che aveva prima del terremoto?», si domanda Allegrini, precisando che il sostegno da parte delle istituzioni locali, Comuni e Regione in testa, non è mai mancato. «Il problema sono le decisioni che vengono prese a Roma. Ad esempio – continua – i mutui sono bloccati fino alla fine dell’emergenza, ma poi che succede? Viviamo nell’incertezza mentre abbiamo bisogno di norme di buon senso. Vogliamo poter ricominciare a vivere e non sopravvivere». Senza misure adeguate si corre il rischio di «far morire» un territorio intero. L’imperativo categorico è «trasformare le parole in fatti», senza scherzare sulla pelle dei terremotati. E sulla situazione dei container provvisori destinati alle attività delocalizzate, alcuni già consegnati (tra Norcia e Cascia) altri in fase di realizzazione, viene lanciato un urlo con la speranza di ridurre i tempi affinché «entro l’inizio del 2018 tutte le attività siano pienamente operative. Nessuna deve restare indietro».

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