Il mostro di Foligno fuori dal carcere, città in ansia. Paolucci: “Perdono l’assassino di mio figlio, ma è pericoloso”. Il sindaco: “Siamo preoccupati”

FOLIGNO – Luigi Chiatti, il mostro di Foligno che tra il 1992 e il 1993 uccise due bambini, uscirà  dal carcere il 3 settembre prossimo. La notizia è piombata in città come un fulmine a ciel sereno, procurando un’ansia generale. Ventuno anni dopo gli omicidi di Simone Allegretti, 4 anni, e di Lorenzo Paolucci, 13 anni, il serial killer pedofilo che sconvolse l’Umbria sarà di nuovo libero.

Nel 1994 Chiatti era stato condannato a due ergastoli, ma in appello la pena è stata ridotta a trent’anni di reclusione per seminfermità mentale. Nel 2006, con l’indulto, ha ottenuto uno sconto di tre anni. Ora, grazie alla legge Gozzini, che prevede una riduzione della condanna di novanta giorni per ogni anno di carcere, sta per tornare in libertà. Il giorno della sua scarcerazione, il presidente del Tribunale di Firenze (oggi Chiatti è detenuto a Prato), dovrà decidere riguardo la sua pericolosità sociale. Ma se anche dovesse ritenerlo una minaccia, non potrà disporre il suo ricovero forzato in un ospedale psichiatrico giudiziario perché a primavera queste strutture chiuderanno. Il mostro di Foligno non potrà nemmeno essere accolto nelle nuove case di cura, di competenza delle Asl, per l’esecuzione di misure di sicurezza perché nessuna regione italiana le ha ancora attivate. L’unica possibilità sono quelle private, dove però sono previsti solo controlli medici, senza polizia giudiziaria.

Una beffa e un vero e proprio pasticcio giudiziario, che rischia di produrre effetti devastanti e che ha messo in allerta un’intera comunità, soprattutto pensando alle parole pronunciate da Luigi Chiatti davanti alla Corte d’Assise di Perugia, presenti i genitori delle due vittime: «Se dovessi uscire dal carcere, sarei pronto ad uccidere ancora», ammise candidamente, riferendo con estrema lucidità i particolari dei due omicidi, dopo aver affermato di essere omosessuale e particolarmente attratto dai bambini.

“Se Luigi Chiatti dovesse uscire dal carcere nel prossimo mese di settembre, la giustizia dovrà accertare che abbia svolto compiutamente il programma di recupero”, ha detto preoccupato il sindaco di Foligno, Nando Mismetti. “La città ha vissuto un lungo periodo di grande ansia e preoccupazione per la storia del mostro – ha evidenziato – e se il corso della giustizia porterà alla liberazione di Chiatti dal carcere, sarà necessaria un’adeguata valutazione del suo status per evitare che possa tornare a colpire. Se opportuno, chiederemo chiarimenti al ministro della Giustizia”.

Anche l’avvocato Giovanni Picuti, legale delle famiglie delle vittime, ha espresso preoccupazione e sconcerto, ricordando la pericolosità sociale del mostro che nel suo computer di geometra annotava caratteristiche e pedinamenti di bambini della città. Guido Bacino e Claudio Franceschini, difensori di Chiatti, hanno invece annunciato che chiederanno una perizia per valutare il suo stato mentale.

La notizia della possibile scarcerazione di Luigi Chiatti è stata un pugnalata per i genitori della due vittime. Anche se Luciano Paolucci, papà di Lorenzo, il tredicenne seviziato e poi massacrato con un forchettone da cucina, dice di aver perdonato l’assassino di suo figlio.

«Perdono Luigi Chiatti – spiega Paolucci a Umbria Domani – perché in lui vedo un fanciullo abusato e buttato via sin dalla nascita. Perché conosco la sua triste storia di bambino abbandonato in un istituto, violentato e maltrattato, fino ad essere adottato da una famiglia inadeguata, che ha aggravato il suo malessere, sfociato poi nelle mostruosità che ha compiuto su mio figlio e su Simone. Di certo, questo non lo giustifica: sono io il primo a dire che deve rimanere in carcere, a pagare i delitti che ha commesso. Tra poco però uscirà, perché la legge lo consente. Per questo lo voglio incontrare, devo capire come sta. Ha detto più volte di essere pronto a colpire ancora e gli psichiatri sostengono che è socialmente pericoloso. È malato e va curato. Non deve esserci alcuna possibilità che faccia del male ad altri bambini: non me lo perdonerei mai. Forse un confronto con il padre di una delle vittime può essere utile e io voglio mettermi a disposizione degli esperti che seguono questa storia. Mi rendo conto che sono affermazioni forti e contrarie al senso comune, ma dopo il dolore e la rabbia ho scoperto la fede e recuperato la ragione. Insieme alla mia famiglia ho passato anni orribili, ho lasciato il lavoro e rischiato di impazzire. Poi, grazie all’aiuto di Lorenzo, il mio angelo, ho capito che dovevo dare un senso a questa tragedia. Ho studiato il problema della pedofilia e ho capito che, per risolverlo, bisogna avere il coraggio di prevenirlo. È importante sensibilizzare le famiglie, gli educatori e le istituzioni, perché non ci siano più bambini violentati e uccisi. Bisogna portare gli psicologi nelle scuole e aprire centri di ascolto per i pedofili».

È stata la fede a consolare Luciano Paolucci, a condurlo al perdono e a dargli la forza di trasformare il suo dramma in un qualcosa di utile per gli altri. Anche sua moglie, Silvana, ha trovato conforto in Dio, ma non è pronta a comprendere l’assassino di suo figlio. Nessuna pietà per Luigi Chiatti dai genitori di Simone Allegretti, la prima vittima del mostro di Foligno: vivono chiusi nel loro dolore e non ammettono alcuna clemenza.

Nel 1995, Luciano Paolucci ha fondato “La Marcia degli Angeli”, associazione senza scopo di lucro, nata per prevenire e combattere ogni forma di violenza sui minori. Oggi ha sedi in molte regioni d’Italia e si avvale di esperti che si occupano di bambini abusati o maltrattati. A Foligno, in collaborazione con le istituzioni, è stato aperto il primo centro di ascolto per pedofili. L’idea è del papà di Lorenzo ed è nata dalla convinzione che se Luigi Chiatti fosse stato ascoltato e curato, non avrebbe ucciso suo figlio. Quel ragazzo solare e intelligente, che da grande sognava di fare l’ingegnere e d’estate amava trascorrere le vacanze a Casale, dai nonni materni. Un posto tranquillo, in cui tutti si conoscono, dove poter andare a pesca e giocare a carte con gli amici del paese. Anche Luigi Chiatti era un suo “amico”, Lorenzo lo conosceva bene ma non ha ugualmente avuto scampo. Il mostro lo aveva invitato a casa sua – una tranquilla villetta a pochi passi da quella dei nonni – per giocare a carte, poi però l’ha violentato e ammazzato, gettandone il corpo in una scarpata. «Era più bravo di me a carte ed era capace di essere amico di tutti – aveva detto subito dopo essere stato incastrato – mi piaceva, ma ero invidioso e l’ho ucciso». Parole che mettono i brividi, come i sogni mostruosi che Chiatti fa e che ha più volte raccontato a un suo ex compagno di cella o alle stesse guardie penitenziarie: tutto messo agli atti.

Luigi Chiatti oggi ha quarantasette anni e si trova nel penitenziario di Prato. È descritto come un detenuto modello, studia e ha chiesto più volte permessi premio per uscire qualche ora dalla prigione, ma non gli sono mai stati accordati perché ritenuto pericoloso. Ora la sua condanna sta per scadere. Il mostro di Foligno sarà presto libero, la città è ripiombata nell’incubo che vent’anni fa sconvolse l’intero Paese.

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