Il prefetto Nicolò D’Angelo illumina i ragazzi di Molino Silla

AMELIA – “Noi abbiamo un profondo rispetto per le istituzioni e crediamo che la comunità sia una scuola di vita che forgia e non è un parcheggio”. Così il presidente della Comunità Incontro, avvocato  Giuseppe Lorefice, ha salutato il vice capo della Polizia  e direttore della Criminalpol, Nicolò D’Angelo, che lunedì pomeriggio ha incontrato i ragazzi ospiti della Comunità Incontro Molino Silla di Amelia.

A salutarlo c’erano il Sindaco di Amelia Laura Pernazza, il prefetto di Terni Paolo De Biagi,  il questore di Terni Antonino Messineo e il giudice del Tribunale di Terni Federico Bona Galvagno.

“Ricostruire la vita – sottolinea il prefetto D’Angelo – è un compito non facile, con le sue problematiche e difficoltà. Ma se una cosa si vuole si può ottenere. Questo naturalmente comporta  sacrifici. Avevo preparato un discorso che riguardava uno dei settori che ho seguito: la narcotici, ma poi ho deciso di non rispettarlo e di raccontarvi come mi sono avvicinato alle forze dell’ordine”.

D’Angelo ha preferito raccontare uno spaccato di vita, la sua,  per essere più vicino ai ragazzi e far capire loro il vero significato delle scelte che si fanno quotidianamente.

“Avevo 18 anni – spiega il vice capo della Polizia – e nella vita volevo fare il musicista. Poi un giorno mentre camminavo per strada rimasi colpito da un manifesto di reclutamento dell’accademia della pubblica sicurezza. Da qui la scelta.  Decisi immediatamente di intraprendere questo percorso che fin da subito si dimostrò essere  molto difficile. Le prime parole che mi dissero furono: quello che farai qui te lo ritroverai nella vita futura. Per un anno non uscii dall’accademia. Incontravo amici, parenti e genitori nel parlatorio. Era difficile vedere, nelle mie lunghe domeniche, dalle finestre dell’accademia che ragazzi della mia età uscivano e vivevano la vita. Questo non mi fermò perché ero determinato ad andare avanti. Eravamo in 60 quando abbiamo iniziato e siamo arrivati in 30. Una selezione naturale. Poi dopo quattro anni, dall’accademia sono subito diventato operativo e a 23 anni ero nell’antiterrorismo”.

Quelli di D’Angelo erano gli anni di piombo in cui iniziavano a muovere i primi passi le Brigate Rosse.  Anche in questo tenne duro continuando a percorrere la sua strada.

“Queste prove – continua – mi hanno ancora una volta convinto che la strada da me intrapresa fosse quella giusta ovvero quella che avevo scelto e voluto fino a quel momento”.

Dall’antiterrorismo D’Angelo venne spostato alla narcotici. Erano i tempi in cui le mafie si spartivano le piazze per lo spaccio degli stupefacenti e non solo.

“Il mio obiettivo – dice – era sempre lo stesso: quello di combattere per un mondo migliore e contro quei sistemi che si celano dietro alle organizzazioni criminali  che pensano solo al business. Infine  tra le grandi “guerre” che ho combattuto con me stesso c’è stata quella di smettere di fumare le mie cento sigarette al giorno. Dopo sei giorni ho avuto un momento di smarrimento e di depressione, ma anche in questo caso avevo deciso che volevo vivere e non morire. Tutto questo lungo discorso che vi ho fatto è stato per  dirvi che è fondamentale credere fino alla fine alle scelte che si fanno ed esserne consapevoli”.

Appena D’Angelo ha concluso i ragazzi ospiti lo hanno ringraziato con un caloroso applauso. Si sono sentiti coinvolti dal grande entusiasmo che ha trasmesso loro il vice capo della Polizia. Un motivo in più per lottare e uscire da qualsiasi forma di dipendenza.

 

A concludere i lavori Giampaolo Nicolasi, responsabile di struttura della Comunità Incontro, che oltre a ringraziare D’Angelo per la sua presenta ha anche sottolineato quanto sia importante la vicinanza delle istituzioni.

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