Immigrati, in Umbria sono più della media nazionale: il 10,8% della popolazione

L’Umbria continua a essere una regione con una incidenza di immigrati superiore alla media nazionale (8,3%) e a quella del Centro Italia (10,7%), anche se alla fine del 2016, in base ai dati Istat, la presenza degli immigrati ha fatto registrare una diminuzione per il terzo anno consecutivo (-1,0): è quanto emerge dal Dossier statistico immigrazione 2017 che è stato illustrato, oggi, a Palazzo da Eleonora Bigi e Francesco Francescaglia della Regione Umbria.
Gli stranieri residenti scendono di 940 unità rispetto ai 96.875 dell’anno precedente, rappresentando nel 2016 il 10,8% di tutti i residenti in regione. Il bilancio demografico del 2016 degli stranieri in Umbria ci conferma che la diminuzione del numero d’immigrati dipende soprattutto dalle acquisizioni di cittadinanza italiana (+3.888) che sono aumentate del 4,5% rispetto all’anno passato, anche se più contenute rispetto al boom del 2015 (+64,3%) e del 2014 (+49,2%), confermando così l’immigrazione in Umbria come fenomeno strutturale. La regione è ancora attrattiva per i nuovi stranieri che arrivano in Italia (3.730 iscritti dall’estero, contro 1.022 cancellati verso l’estero), ma, come successo nel 2015, non è più attrattiva nei confronti delle altre regioni italiane: il saldo migratorio interno è infatti negativo (-282). Il tasso di natalità dei residenti stranieri in Umbria (11,2%) è più basso rispetto a quello delle regioni del Centro (12,1%) e a quello nazionale (13,8%), i nuovi nati di cittadinanza straniera (1.075) sono in leggero calo rispetto al 2015.

I Paesi di provenienza per numero di presenze straniere in Umbria vedono al primo posto la Romania (26.216 residenti), seguita dall’Albania (13.924) e dal Marocco (9.515), a seguire Ucraina (4.918), Macedonia (3.936), Ecuador (3.187), Moldavia (2.720), Cina (2.568), Polonia (2.304) e Filippine (1.859). Il 67,7% dei 60.829 stranieri non comunitari presenti in Umbria sono titolari di un permesso di soggiorno di lungo periodo (41.181); il 10,6% dei permessi a termine è per protezione internazionale; il 33,7% per lavoro, mentre, con percentuali superiori alla media nazionale, a riconfermare la maturità del processo di stabilizzazione della presenza straniera nella nostra regione, il 46,6% dei permessi a termine è costituito da motivi familiari (Italia 39,4%) e il 6,3% di studio (Italia 3,4%).
Il 41,4% dei titolari di un permesso di soggiorno sono giovani under 30, molti dei quali nati in Italia, figli del “ricongiungimento” e rappresentano la seconda generazione “ponte” tra i primo-immigrati e le generazioni successive. Tra le azioni fatte dall’Umbria per riconoscere a questi giovani una piena cittadinanza è stata ricordata nel corso dell’iniziativa l’approvazione della legge regionale 1/2016 sulle politiche giovanili che ha esteso ai sedicenni e agli stranieri il diritto di voto ai referendum consultivi regionali, di promuovere petizioni e di prendere parte alle consultazioni.

Lavoro e impresa: nel 2016, secondo i dati Inail, gli occupati nati all’estero sono risultati 44.933, di cui il 22,7% provenienti dalla Romania, il 14,2% dall’Albania e il 7,8% dal Marocco. È di nascita estera il 16,8% dei lavoratori occupati in regione. Gli assunti nell’anno sono stati 16.003, di cui 2.353 per la prima volta in Italia (nuovi assunti). Le cessazioni sono risultate 17.009, determinando così un saldo occupazionale negativo pari a 1.006 unità. Il 57,7% dei laboratori nati all’estro occupati in regione sono maschi. Per quanto riguarda i macro settori economici, il 12,2% lavora in agricoltura, il 32,7% nell’industria e il 48,5% nei servizi. Il dato dell’industria è superiore di quasi 10 punti percentuali rispetto a quello nazionale, e anche quello relativo all’agricoltura è sopra la media italiana di 4,2 punti. È, dunque, il settore dei servizi a registrare un dato molto inferiore alla media del paese (circa dieci punti in meno). La grande maggioranza (73,7%) degli occupati nati all’estero è impiegata in micro imprese sotto i dieci dipendenti: un dato in linea con quello nazionale. Le imprese straniere in Umbria sono 8.277, pari all’8,7% del totale delle imprese presenti, un dato inferiore alla media del resto del paese (9,4%). Rispetto all’anno precedente sono aumentate del 2,3%, anche questo è un dato inferiore alla media nazionale (+3,7%). Le imprese straniere hanno conosciuto un aumento più netto di quelle italiane, che sono cresciute solo dello 0,2%.
A marzo 2017 i dati del sistema di accoglienza dei migranti in Umbria indica 3.027 presenze, vale a dire il 2,0% del totale nazionale, di cui solo 423 accolti in progetti del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati in Italia (Sprar).

L’accoglienza straordinaria nei Centri “Cas” è diventata la modalità primaria per inserire i richiedenti asilo anche nel sistema di accoglienza umbro, mentre l’accoglienza ordinaria riesce ad assorbire solo il 14,0% della domanda, tra prima e seconda accoglienza. I comuni umbri coinvolti nel sistema di accoglienza sono ancora pochi: l’accoglienza straordinaria in provincia di Perugia vede 32 comuni su 59, mentre in provincia di Terni sono 16 comuni su 33 (dati al gennaio 2017). Tuttavia il numero di posti disponibili e, di conseguenza, dei beneficiari del programma “Sprar” è in crescita, ma troppo lento rispetto alle domande dei richiedenti asilo che arrivano nel nostro territorio. Dal 2014 ad oggi nuovi Comuni umbri hanno aderito alla rete “Sprar” attivando progetti di accoglienza: dai 7 progetti del 2014 si è passati a 15 progetti e 11 Comuni coinvolti, di cui 3 rivolti a minori stranieri non accompagnati. Per i relatori si tratta “di un quadro ancora ampiamente insufficiente a coprire la quota di migranti assegnata all’Umbria (1,8%), anche se il sistema “Sprar” è riconosciuto da tutti come buona pratica. Si tratta di 3,4 migranti ogni 1000 residenti.

L’Umbria ha cercato di rispondere attraverso l’impegno delle Istituzioni pubbliche, degli enti del Terzo settore e della società civile ai bisogni emergenti, con un approccio multifronte e multidimensionale. A valere su fondi europei (Fami) e con il coinvolgimento in partenariato diretto dei diversi soggetti interessati sono stati attivati dalla Regione progetti e interventi per la qualificazione e l’aggiornamento degli operatori dei servizi pubblici, per il rafforzamento dei servizi territoriali rivolti alla popolazione immigrata, per la qualificazione delle istituzioni scolastiche e il contrasto dell’abbandono scolastico, per il rafforzamento della formazione linguistica e civica dei cittadini adulti migranti, per il contrasto ai fenomeni di razzismo e di xenofobia. La “macchina dell’accoglienza” dei richiedenti asilo e dei titolari di protezione internazionale, in Umbria si articola in un “modello diffuso di accoglienza” che ha retto allo stress dei nuovi e continui arrivi. L’Umbria – è stato detto – è una regione con una forte tradizione solidaristica, società civile, Terzo settore e istituzioni pubbliche locali hanno dato vita ad un impegno collettivo, basato sulla sussidiarietà e sul rispetto della diversità, che ha reso il terreno più fertile alla “mescolanza” delle varie culture e grazie alle risorse finanziarie derivanti da fondi europei sono stati realizzati sperimentazioni molto innovative.

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