La crisi, il terremoto e la nuova classe di poveri

FOLIGNO – La crisi non sembra arretrare nella città della Quintana che, anche a seguito degli eventi sismici, ha aggravato la propria condizione economica, con una classe sociale – una volta denominata “borghese” – che anziché avanzare sembra stia arrancando. Ad evidenziare questo quadro diventato ormai allarmante è l’osservatorio più radicato sul territorio, vale a dire la Caritas, che per mezzo del suo direttore Mauro Masciotti, fa un’analisi dell’attuale situazione socio-economica di Foligno che non lascia interpretazioni. Sono in aumento i casi di persone, piccoli imprenditori e negozianti che ricorrono alla Caritas per chiedere aiuto. Umiliati, disperati e spesso senza più speranze si rivolgono, come extrema ratio, all’associazione di volontariato della Diocesi in cerca di un sostegno, anche per aiutare i propri dipendenti che nel licenziarli andrebbero sul lastrico con le proprie famiglie lasciate in balia di nessuno. Oggi chi richiede aiuto non sono soltanto i lavoratori che hanno perso la propria occupazione, ma sono anche persone di mezza età che lavorano in proprio e che non riescono a far fronte alle molteplici difficoltà, tra calo delle vendite, degli ordinativi e il pagamento delle tasse. È un’emergenza annunciata, sostiene Masciotti che lancia l’allarme, constatando che le richieste di aiuto sono costantemente in aumento, e invita le istituzioni e la società civile a cercare di arginare tale escalation imprevedibile e inimmaginabile di richiesta di sostegno. Questa è una situazione nuova, diversa da quella che si è soliti vedere, di necessità e disperazione. Dal canto suo la Caritas non rimane con le mani nella mani e cerca di darsi da fare con azioni concrete, estendendo il suo campo di azione anche alle zone terremotate dove sono stati appena consegnati quattro container  a delle aziende agricole di Norcia in sostituzione di stalle e magazzini danneggiati. Un segnale di presenza della Caritas in questo momento di sconforto per le popolazioni locali, le cui attività commerciali – in assenza di interventi massicci e imminenti –, rischiano di chiudere definitivamente, mentre al contrario va favorito il loro rinascere, come simbolo di una ripresa sia dell’economia che dal tessuto sociale orami stremato.

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