Legge elettorale, prove d’intesa. Collegio unico, fermento nel Pd

Ennesima riunione della Commissione speciale per le riforme statutarie e regolamentari di Palazzo Cesaroni. Il presidente Andrea Smacchi  ha illustrato la proposta del Partito democratico, “che rappresenta una sintesi elaborata dopo un confronto interno al gruppo Pd e incontri con gli altri gruppi di maggioranza”, in cui si fissano  criteri e principi che dovrebbero sostanziare la nuova normativa elettorale. Smacchi ha spiegato che gli uffici di Palazzo Cesaroni, sono stati incaricati di trasformare  i contenuti del documento in articolato normativo che sarà proposto all’ordine del giorno della Commissione fin dalla prossima settimana.

Sulla relazione del presidente Smacchi si è poi aperto un primo confronto che ha evidenziato, a
diverse gradazioni, una contrarietà abbastanza netta dei consiglieri di opposizione. Da parte dei commissari del centrosinistra sono stati evidenziati i punti di discussione ancora aperti, pur nel riconoscimento del passo in avanti costituito dalla presentazione di una proposta complessiva.
I contenuti del documento presentato da Smacchi: elezione diretta del Presidente della Regione contestualmente ai componenti dell’Assemblea legislativa; Turno unico; Collegio unico regionale;  abolizione del cosiddetto “listino”; no al voto disgiunto; quota di genere pari ad almeno il 40 per cento per ogni lista regionale; prevista la possibilità di esprimere due preferenze, la seconda di genere diverso; non sono previste soglie di sbarramento per liste e coalizioni, e sono ammesse al calcolo per l’assegnazione dei seggi tutte le liste che ottengono voti.

Quello che si disegna è un sistema proporzionale corretto con premio di maggioranza; per il riparto dei seggi sia tra coalizioni che tra liste all’interno delle coalizioni viene indicato come più rispondente alla necessità di garantire rappresentanza e pluralismo  viene indicato il metodo Hagenbach-Bischoff (cosiddetto sistema della “miglior media”).
Per quanto riguarda il premio di maggioranza alla coalizione o lista collegate al candidato presidente, nella proposta si prevede la seguente articolazione: fino al 40 per cento dei voti validi 11 seggi (9 tutte le altre liste o coalizioni); oltre il 40 per cento e fino al 60, 12 seggi (8 tutte le altre liste o coalizioni); oltre il 60 per cento 13 seggi (7 tutte le altre liste o coalizioni).

Per le minoranze viene garantito il numero di almeno il 7 dei 20 seggi. Non è incompatibile la carica di assessore e consigliere. I candidati alla presidenza sconfitti sono eletti a consigliere se collegati a liste o coalizioni che abbiano conseguito almeno un seggio, a scapito del seggio peggiore.
Per quanto riguarda la raccolta delle firme per la presentazione delle liste si prevede l’esonero per quelle espressione di determinati partiti o movimenti costituiti in gruppo consiliare; costituiti in gruppo parlamentare, almeno in un ramo del Parlamento; già presenti in Assemblea legislativa e collegati a un partito costituito in gruppo parlamentare in entrambe le Camere. Per le liste che devono invece procedere alla raccolta delle firme, viene fissato il numero in 3000  (l’attuale sistema, basato su collegi provinciali, prevede la raccolta di almeno 2.000 firme a Perugia e 1.200 a Terni).

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