“Norcia ringrazia e non dimentica”, il bilancio tra luci e ombre ad un anno dal sisma

NORCIA – “Norcia ringrazia e non dimentica ma c’è ancora tanto da fare”. È una buona notizia che Nicola Alemanno, sindaco di Norcia, il comune più colpito dal sisma del 30 ottobre 2016, abbia finalmente preso coscienza delle lentezze burocratiche, delle tonnellate di macerie da rimuovere, della ricostruzione che non decolla, dei disagi dei suoi cittadini, dei ritardi nella consegna delle SAE che a Norcia sono state tutte ‘assegnate’ ma, in realtà, al 72% sono ancora in costruzione costringendo ancora molte famiglie a stare nei container collettivi, in albergo, in autonoma sistemazione, spesso lontano dalla propria terra.

La data dell’anniversario del sisma, dunque, ha un comune denominatore: la consapevolezza diffusa, non solo tra i cittadini, dei ritardi nella fase post-emergenziale e nella ricostruzione. Lo ha evidenziato anche mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia parlando di ‘ritardi e negligenze’ in una ricostruzione non avviata e anche il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, che dalla piazza di San Benedetto ha lanciato un appello a tutte le istituzioni civili e religiose per portare rapidamente a termine i progetti di ricostruzione insieme alle comunità per evitare lo spopolamento dei del territorio e la diffusione della rassegnazione, un male da temere più del terremoto.

Ogni passo in avanti ha richiesto tempi troppo lunghi e incompatibili con la necessità di ripartire velocemente per ridare senso al futuro, per creare le condizioni di una ricostruzione non limitata agli edifici e alle infrastrutture ma anche alla ripartenza e allo sviluppo economico e sociale.

Ad un anno dal sisma la consapevolezza dei ritardi nella fase post-emergenziale e nell’avvio della ricostruzione è quindi palese anche in Umbria dove, sin dalle prime scosse di agosto e anche dopo il 26 e 30 ottobre, si ripeteva come in un mantra che tutto era a posto e sotto controllo mentre invece ci sono luci ed ombre che portano i cittadini a manifestare sempre più spesso la propria rabbia con gesti simbolici e pacifici: c’è chi colora ogni giorno una maceria non rimossa; chi appende sulle transenne delle zone rosse le chiavi di casa; chi si sfoga su facebook; chi appende striscioni; chi ha preso a cuore dei progetti per risollevare la comunità e farla ritornare, faticosamente, ad una normalità quanto mai lontana.

Dopo 365 lunghi giorni da quella tremenda scossa i fatti in Umbria, tradotti in numeri, sono questi: 526 cittadini nelle strutture ricettive; 376 nelle Soluzioni Abitative di Emergenza; 335 nei conteiner collettivi ossia in strutture con bagni e cucina comune; 5882 in autonoma sistemazione; 150 in soluzioni abitative ante sisma 2016. Nella zootecnia sono stati consegnati 68 Mapre, 43 moduli sostitutivi delle stalle per i bovini da latte; 33 per i bovini da carne, 40 per gli ovicaprini, 74 depositi/fienili e 44 tettoie. Sul versante delle attività hanno riaperto nella cosiddetta ‘Galleria Commerciale’ di Viale della Stazione le prime 24 attività turistiche e commerciali ed è stato consegnato il palazzetto dei professionisti nella zona industriale. Gli edifici danneggiati dai terremoti del 2016 in Umbria sono 15 mila, di cui 14.550 privati e 450 pubblici (tra cui le scuole). Le schede Aedes (quelle che certificano l’agibilità e il grado dei danni degli edifici) ancora da compilare sono 466. Dalla Protezione civile dell’Umbria arrivano anche i dati in merito ai progetti di ricostruzione: per la “leggera” privata, che riguarda immobili con danni lievi, sono pervenuti agli uffici competenti 162 progetti, di questi ne sono stati autorizzati 18. Per quanto concerne la ricostruzione “pesante” sono state inoltrate 50 pratiche, ne sono state istruite 10 e autorizzata una.

Ad un anno dal sisma il bilancio presenta luci ed ombre ma le difficoltà non devono far spegnere la speranza bensì rafforzare la volontà di tutti di fare in fretta, di ricostruire rapidamente snellendo le procedure perché, come ha detto monsignor Boccardo «Mi spaventa la burocrazia e la lentezza, in momenti come questi c’è bisogno di legalità e trasparenza ma anche di essere veloci, per dare risposta alle esigenze delle persone, che sono la priorità».

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