Omicidio Meredith, il rimpianto di Rudy Guede: “Non sono riuscito a salvarla”

PERUGIA –  “Quella notte non sono riuscito a salvarla, non ho chiamato i soccorsi, e sono fuggito per paura”. Questa la dichiarazione di Rudy Guede davanti ad un’intervista esclusiva di Franca Leosini a Rai3. Il giovane ivoriano di 29 anni è stato condannato per l’omicidio di Meredith Kercher. Guede sta scontando 16 anni di carcere a Viterbo per omicidio “in concorso con altri”. Assolti “per non aver commesso il fatto” sia Amanda Knox che Raffaele Sollecito.

Nel dialogo Rudy offre la sua versione dei fatti. Sembra avere ricordi limpidi, chiari, confusi solo in un momento: nel momento in cui si trova di fronte al presunto aggressore di Meredith. E’ tranquillo, ma è anche tormentato da quella notte. Quel fatidico 1 novembre del 2007, dopo aver provato a tamponare le ferite sul collo della giovane riversa a terra, Rudy se ne va. Non chiama i soccorsi, non chiede aiuto. Non se lo perdonerà mai, chiederà scusa ai familiari della ragazza inglese che frequentava l’Università per Stranieri di Perugia e che stava seguendo un corso di italiano. “Sono fuggito da quella casa in via della Pergola, lasciando la porta della camera di Meredith aperta. Ho avuto paura, troppa paura”. Rudy Guede prosegue la sua intervista e racconta tutto. Dice di aver conosciuto Meredith i primi di ottobre di quell’anno a casa degli amici marchigiani che abitavano sotto alla stessa palazzina di via della Pergola. L’ha poi ricontrata in un pub ad Halloween. Lì si sono scambiati un bacio e si sono dati appuntamento al giorno seguente, “come qualsiasi ragazzo era normale che facesse”. Pochi giorna prima del tragico giorno Rudy va a Milano a trascorrere una serata portando con sè un pc portatile. “Non sapendo dove andare a dormire mi sono affidato a una persona sconosciuta, un sudamericano, che mi ha portato a dormire in un asilo, lui aveva le chiavi del portone del palazzo. Ho dormito lì e questo è stato il mio errore – continua l’ivoriano – il giorno dopo è arrivata la proprietaria dell’asilo, che ha chiamato la polizia. Quindi mi hanno portato in questura, e mi hanno trovato il computer che avevo comprato a un mercatino dell’usato e che è risultato rubato in uno studio di un avvocato. Questa cosa è stata manipolata e strumentalizzata”. Per questo episodio l’ivoriano venne denunciato per ricettazione.

Il fatidico giorno arriva, è il 1 novembre 2007. “Mi ha aperto la porta Meredith – dice Rudy – ci siamo seduti in salotto, ho preso da bere. Non abbiamo mai avuto un rapporto sessuale, abbiamo solo fatto petting. Io poi mi sono rivestito e sono andato in bagno. Mentre io ero lì, Meredith ha aperto la porta di casa. Io ho ascoltato l’ipod in bagno per circa 10-11 minuti poi, all’improvviso ho sentito un urlo fortissimo”. Continua poi il racconto Rudy. “Sono subito corso nella stanza di Meredith ed ho visto una sagoma maschile che si è girata di scatto e mi ha colpito la mano. La persona poi è uscita di casa ed ha esclamato “Andiamo, Andiamo” alla donna che era con lui”. Quando Rudy va nella stanza di Meredith trova – sempre secondo il suo racconto –  il corpo della giovane a terra. “Sono corso in bagno, ho preso un asciugamano ed ho cercato di tamponare le ferite alla gola di Meredith, preso dalla paura non ho chiamato i soccorsi, sono stato un vigliacco”. Dopodichè Rudy fugge, scappa, decide di andare in Germania. Poco dopo verrà fermato dalle forze dell’ordine.

A inquirenti e giudici appare inverosimile che Rudy non abbia riconosciuto la persona che lo ha colpito alla mano e che tutto l’accaduto si sia svolto in soli 10-11 minuti. Rudy ha poi dichiarato di aver lasciato aperta la camera di Meredith. Meredith viene ritrovata alle 12.30 del mattino successivo. Quando la scientifica è entrata ha dovuto sfondare quella porta perchè era chiusa a chiave. Ancora Rudy ha dichiarato di aver trovato la stanza di Meredith in ordine, e di ricordarsi di un piumone rosso sopra al letto. Tutt’altro scenario ha trovato la scientifica: camera in completo disordine, Meredith aveva un cuscino sotto ai glutei ed era coperta da un piumone chiaro. Non era vestita ma aveva indosso solo una doppia maglietta. Sul pavimento, due asciugamani abbandonati.

Quando la Leosini chiede a Rudy se giustizia è stata fatta, Rudy non ci pensa nemmeno. “Non sono stato io ad uccidere Mez, è evidente che gli autori materiali sono liberi, per questo è opportuno che chi si riveda l’intero processo“.

Rudy è un ragazzo ivoriano. Vive in Costa d’Avorio con la madre fino all’età di 5 anni. Si trasferisce poi in Italia dove va a vivere dal padre vicino Bevagna. Poi si trasferisce a Ponte San Giovanni. Già in terza elementare Rudy ha le chiavi di casa. Ha un rapporto molto stretto con la maestra Ivana Tiberi. Altri due grandi amici fanno parte della sua vita: Gabriele (il figlio della maestra) e Giacomo (compagno di classe e di basket). Viene poi dato in affidamento ad una nota famiglia perugina. Il padre era spesso assente, si spostava da un paese all’altro ed i servizi sociali se ne accorsero. Il giovane si affeziona alla “nuova” famiglia. “Mi hanno fatto capire il calore che avrei voluto vivere nella mia famiglia” – dichiara. Allo scadere della durata dell’affidamento Rudy cambia vita. Va a Lecco dalla zia poi a Pavia dove trova lavoro e anche una fidanzata. Torna poi a Perugia dove ritrova amici e lavoro.

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