“Me serve un aiuto, ce potemo beccà?”: mega giro di spaccio tra giovanissimi sgominato dai Carabinieri ad Orvieto

ORVIETO – “Me serve un aiuto, ce potemo beccà al volo?” Prima facevano provare la droga gratis, poi si passava alla vendita. Indagini durate quasi un anno con pedinamenti e intercettazioni. Nella rete dei Carabinieri di Terni vengono intrappolati cinque ragazzi di età compresa tra 18 e 23 anni con l’accusa di spaccio.

I giovanissimi avrebbero – in alcuni casi – spacciato cocaina ed eroina a ragazzi minorenni (13 anni). Sui cinque pendono ordinanze di custodia cautelare in carcere – S.G.L. classe ’97 di Orvieto (TR), B.G. classe ’95 di Montefiascone (VT), B.A. classe ’93 moldavo di Orvieto (TR), D.S.K. classe ’98 di Orvieto (TR), C.E. classe ’96 di Orvieto (TR) – , e per un sesto è stato disposto l’obbligo di dimora – –        O.M. classe ’80 nigeriano di Perugi. Sono stati 6 i provvedimenti restrittivi della libertà emessi dalla procura e sei le perquisizioni domiciliari.

Altri ragazzi – tutti minorenni e considerati clienti abituali dei pusher – sono stati iscritti al registro degli indagati.

La città di Orvieto era “controllata” dal gruppo, come hanno potuto accertare i circa 600 episodi di spaccio registrati dai militari.

L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica, ha visto il lavoro anche dei carabinieri di Montefiascone (Viterbo) e Perugia.

Sequestrati 200 grammi di hashish e marijuana, 20 di eroina e 10 di cocaina, numerose bilance elettroniche di precisione, materiale per il taglio ed il confezionamento delle dosi.

L’attività investigativa, molto importante per il comprensorio orvietano, ha preso il via da un’approfondita analisi preliminare che i militari hanno fatto delle principali zone di spaccio del comprensorio.

Utilizzando metodi d’indagine di natura tradizionale (numerosi servizi osservazione e pedinamento con effettuazione di riprese fotografiche) supportati da attività tecniche, l’attività in questione ha consentito di disvelare, in tutti i tessuti sociali del territorio orvietano, un diffuso consumo di stupefacenti che assume, stante il numero e la giovanissima età dei soggetti coinvolti, alcuni dei quali minori, e la varietà delle sostanze assunte, contorni di diffusione e disvalore sociale particolarmente preoccupanti.

E’ emerso inoltre che molti dei soggetti coinvolti da semplici assuntori anche di gruppo, un poco alla volta, con il passar del tempo, si sono trasformati anch’essi in spacciatori o in procacciatori di clienti, creando una fitta rete di acquirenti tra i loro coetanei, i cui profitti venivano puntualmente reinvestiti nell’acquisto di droga da poter consumare e spacciare, permettendo così di movimentare anche cospicui quantitativi di droga. Altro elemento importante emerso è quello dei luoghi di cessione delle variegate sostanze: ossia i luoghi di abituale aggregazione dei ragazzi specialmente all’uscita delle scuole ed in vari locali della cittadina. In particolare, per quanto riguarda il centro storico di Orvieto, uno dei luoghi cardine dell’attività di smercio erano proprio i giardini comunali della Fortezza Albornoz, situati nelle immediate vicinanze delle scuole superiori.

Nel corso dell’attività tecnica è emerso, a conferma della scaltrezza degli spacciatori nonostante la loro giovane età, l’utilizzo di un linguaggio convenzionale e criptico composto da frasi quali: “me serve un aiuto”, “mi serve un favore”, “ce potemo beccà al volo?”, che, interpretate in base ai riscontri oggettivi emersi grazie ai continui servizi di osservazione e pedinamento, sono riconducibili alle varie attività di reperimento dello stupefacente.

Le indagini si sono basate sull’esecuzione di circa 120 servizi di pedinamento, 300 ore di osservazione con una media di 2 pattuglie ogni giorno. L’indagine ha visto impegnati i militari della Compagnia Carabinieri di Orvieto, per mesi in estenuanti servizi di osservazione e pedinamento alla “vecchia maniera”.

Grazie all’incessante impegno ed alla tenacia investigativa dei militari che hanno operato in questa attività si è potuto debellare un gruppetto ben organizzato di spacciatori, che già da un pò di tempo riforniva di stupefacenti i giovanissimi dell’area orvietana.

L’essere inizialmente riusciti ad eludere i controlli e le investigazioni aveva cominciato a fare maturare nei giovani pusher la convinzione di essere superiori alla legge tanto da ingenerare nella comunità giovanile di “riferimento” quasi un timore reverenziale.

L’importanza e la rilevanza di tale attività è da ricercare nei numerosissimi episodi di spaccio a ragazzi giovanissimi, addirittura in qualche caso 13enni studenti quindi delle Medie o delle Superiori, di sostanze stupefacenti particolarmente pericolose quali l’eroina e la cocaina.

L’attività ha, da un lato, confermato la tentacolare e capillare diffusione della piaga sociale del consumo degli stupefacenti ma, al contempo, il forte ed efficace impegno delle istituzioni locali nel debellarla.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.